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Cardinale Giacomo Biffi - Omelia per il mercoledì delle Ceneri
Una riflessione sulla Quaresima e sul significato del rito delle ceneri  
 
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OMELIA NELLA SANTA MESSA DEL MERCOLEDÍ DELLE CENERI

 
Mercoledì 13 febbraio 2002  
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Comincia con questa celebrazione un nuovo tempo liturgico, e comincia con un rito tipico e inconsueto. Chiediamo allora al Signore di capire bene che cosa sia la Quaresima e quale sia il significato dell'imposizione delle ceneri.  
 
Con la Quaresima la Chiesa entra in una straordinaria stagione di grazia. Essa che nella sua realtà - quale appare agli occhi di Dio - è tutta e sempre santa, è anche immancabilmente composta di peccatori. Perciò - come ci ricorda il Concilio Vaticano II - persegue costantemente nel suo pellegrinaggio terreno il proposito di penitenza e di rinnovamento (cfr. Lumen gentium 8). Noi, che pur siamo membri della "nazione santa", pecchiamo sì ogni giorno ma non in quanto apparteniamo alla Chiesa, bensì in quanto ce ne dissociamo e la tradiamo. Invece la Chiesa, dal canto suo, come madre nostra amantissima, prende su di sé il compito e la responsabilità del pentimento e dell'espiazione delle nostre colpe, senza per questo venirne macchiata in sé stessa. "Essa - dice Giovanni Paolo II - riconosce sempre come propri i suoi figli peccatori" (Tertio millennio adveniente 33). Suoi sono i figli, non i loro peccati, anche se i peccati dei suoi figli meritano sempre le sue lacrime di madre incontaminata. In questi giorni siamo dunque particolarmente sollecitati a unirci a questo fondamentale atteggiamento della Sposa del Signore e a intraprendere con lei questo "cammino di vera conversione" (come abbiamo pregato nell'orazione iniziale); cioè, ci ha detto il profeta Gioele, a "lacerarci il cuore" e a "ritornare al Signore nostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno" (cfr. Gl 2,13).  
 
La Quaresima, ci ha detto san Paolo, è il "momento favorevole" (cfr. 2 Cor 6,2). Favorevole a che cosa? Appunto a "ritornare al Signore"; vale a dire, a renderci conto che abbiamo qualcosa da correggere, qualcosa da ritrovare, qualcosa di nuovo da acquisire, per diventare un po? più cristiani di quello che siamo.  
 
È, in concreto, il "momento favorevole" a stabilire - ciascuno nel segreto del proprio cuore, dove vede soltanto il Padre (come ci ha ricordato Gesù) - un piccolo programma di ascesi spirituale, che dia serietà, sostanza e gusto alla nostra Quaresima.  
 
E sia un programma dove non manchi un più ampio spazio dato alla preghiera liturgica e personale, nonché all'ascolto della parola di Dio. La più generosa partecipazione a qualche messa dei giorni feriali potrebbe essere un eccellente esempio di questo proposito.  
 
Impegno specifico del tempo quaresimale è poi quello di rinunciare a qualcosa che pur sarebbe lecita, ma da cui ci si distacca per irrobustire la nostra volontà di bene; e anche (perché no?) come gesto di tacito dissenso nei confronti di una società che si dimostra tanto insaziabile di piaceri e di agi.  
 
Trovi infine posto soprattutto l'esercizio di una carità evangelica più fattiva, più attenta alle necessità dei fratelli, più capace di praticare la difficile arte della comprensione e del perdono.  
 
Tra qualche istante ci imporremo le ceneri. È un atto rituale, un facile gesto esteriore; e bisogna invece capirlo in profondità, nella sua verità evocativa, così che ne siano coinvolti o almeno toccati i nostri sentimenti e le nostre convinzioni esistenziali.  
 
Diversamente meriterebbe anch'esso - ed è un rischio che possono correre persino l'elemosina, l'orazione e il digiuno, ci ha ammonito il Vangelo - la qualifica di "ipocrisia", cioè (questo è il significato etimologico) di "commedia recitata".  
 
Quel rito ha un intento preciso: ci invita a ricordarci di ciò che saremmo, se fosse vero che tutto con la morte finisse. Allora sul serio e incontestabilmente la vita intera - e con essa ogni valore, ogni bellezza, ogni pregio - non sarebbe che un pugno di polvere.  
 
Ma chi sa, ed è certo, di provenire dal Dio Trino, che tutto ha creato per amore ed è fedele ai suoi disegni di bontà e di predilezione; chi sa, ed è certo, di essere destinato alla stessa gloria eterna nella quale già vive e regna Gesù, il Risorto, nostro Signore e nostro fratello: per lui le ceneri non dicono ciò che siamo, ma ciò che saremmo stati senza la sorprendente misericordia da cui siamo stati salvati.  
 
Per questo il credente compie anche questo gesto nella gioia: una gioia che nasce dalla speranza. Sotto questo profilo, anche le ceneri, che oggi sembrano umiliare le nostre teste altere, sono invece un preannuncio della vittoria pasquale.  
 
Non hanno dunque lo scopo di rattristarci con il pensiero della nostra morte: col loro linguaggio simbolico tendono piuttosto ad ammonirci di quanto diventerebbe vuota e desolata qualunque avventura umana, se non la illuminassimo ogni giorno con la parola rasserenante di Cristo.  
 
Proprio per questo nel rito delle ceneri ci viene detto: "Convertitevi e credete al Vangelo". Credete cioè con tutta la vostra anima - intelligenza, volontà, cuore, sentimento - alla lieta notizia recataci dal Figlio di Dio incarnato, crocifisso per noi e risorto, che ora vive trionfante e ci aspetta alla destra del Padre.  
 
Insomma, il rito delle ceneri, che ci introduce nella Quaresima, è nella sostanza un prezioso appuntamento che ci viene dato: l'appuntamento al giorno splendente della Pasqua verso il quale oggi ci mettiamo tutti in cammino.  
Sito della Chiesa di Bologna  
 
2002-02-13
Autore : Cardinale Giacomo Biffi Fonte : Chiesa di Bologna
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