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Józef Kowalski, la vita donata per Cristo
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Józef Kowalski nacque a Siedliska presso Rzeszów in Polonia, il 13 marzo 1911, settimo di nove figli. A 27 anni fu ordinato sacerdote nell'ordine dei Salesiani.  
 
Durante l'occupazione tedesca della Polonia i Salesiani continuarono la loro opera educativa con i giovani, pagando a caro prezzo la scelta di essere fedeli alla propria vocazione: anche don Józef venne arrestato dalla polizia segreta tedesca, la Gestapo, insieme ad altri undici salesiani, e torturato. Circa un mese dopo, il 26 giugno 1941, fu inviato al campo di concentramento di Auschwitz.  
 
Durante la prigionia continuò la sua opera di sacerdote, sostenendo la fede dei suoi compagni e amministrando il sacramento della Confessione. Riuscì anche a celebrare diverse volte la S.Messa e a distribuire la Comunione. Scoperto da un responsabile del campo di possedere un rosario, gli venne ordinato di calpestarlo. Al suo rifiuto gli venne comminata una ulteriore pena.  
 
Queste le parole contenute nell'ultima lettera scritta ai suoi genitori:  
«Non vi preoccupate per me; sono nelle mani di Dio. Voglio assicurarvi che sento il Suo aiuto ad ogni passo. Nonostante la situazione attuale, sono felice e completamente in pace».  
 
«Ad ogni passo sento il potere di Dio. Ovunque io sia, qualunque cosa mi accada, sono nelle mani della Divina Provvidenza che veglia sulle nazioni e su ogni individuo!»
 
Il 3 luglio 1942 fu deriso, ridicolizzato e duramente picchiato dalle guardie in quanto prete. Per divertimento, lo gettarono in una fossa profonda e paludosa. Dopo un po' lo tirarono fuori, coperto di fango appiccicoso dalla testa ai piedi, e, picchiandolo con un bastone, lo condussero ad una botte, dalla quale gli ordinarono di predicare. Padre Józef non predicò, ma si inginocchiò sulla botte e recitò il Padre nostro, l'Ave Maria, il "Sub tuum praesidium" e la Salve Regina. Questo suo atteggiamento destò un'impressione molto profonda nei prigionieri presenti.  
 
Molto malconcio, don Józef Kowalski tornò a malapena nella sua baracca. Dalla testimonianza di Zygmunt Kolankowski apprendiamo che, dopo l'appello serale, don Józef gli disse: «inginocchiati e prega con me per coloro che ci perseguitano».  
 
Subito dopo la preghiera, il kapò entrò nella stanza e ordinò a don Kowalski di seguirlo. Egli, sapendo che questa era la sua ora, diede al suo amico la sua fetta di pane e chiese ai suoi compagni di prigionia di pregare. Prima della sua morte, gli aguzzini lo picchiarono in modo crudele e lo uccisero annegandolo nelle feci.  
 
Il corpo di don Józef venne trovato il giorno successivo e bruciato insieme ad altri. Aveva 31 anni.  
 
I polacchi iniziarono a venerare la sua memoria dopo la seconda guerra mondiale. Papa Giovanni Paolo II aveva conosciuto personalmente don Józef Kowalski prima della guerra, quando Kowalski viveva e serviva nella parrocchia di San Stanisław Kostka a Cracovia, la stessa in cui servì - cinquant'anni dopo - un altro martire polacco, don Jerzy Popiełuszko.  
 
Durante una delle sue visite pastorali in Polonia, Papa Giovanni Paolo II beatificò don Józef Kowalski a Varsavia il 13 giugno 1999, davanti a 600.000 persone, che entrò così nel numero dei 108 martiri polacchi della seconda guerra mondiale beatificati dal Papa quel giorno.  
 
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Note

 
Fonte Wikipedia UK  
Fonte archivio salesiano - ks. Jan Krawiec SDB - Don Bosco. Magazyn salezjański 9-10/2001  
 
2021-05-29
 
Immagini e Copyrights
1 ( © Schutzstaffeln - Salesiani family archives - Licenza CC BY-SA 3.0 )  
2 ( © Schutzstaffeln - Salesiani family archives - Licenza CC BY-SA 3.0 )  
 
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