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Nennolina, la mistica bambina
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Antonietta Meo, chiamata col nomignolo di "Nennolina", ha acquisito una grande fama per aver raggiunto prima dei 7 anni di età una stupefacente maturità di fede e doni mistici straordinari.  
 
Nasce a Roma il 15 dicembre 1930, quarta figlia di Maria e Michele Meo, che la educano prestissimo all'amore per Gesù e per la Madonna. Di tale amore sono testimonianza le oltre cento letterine che la bambina detta a sua madre, non sapendo ancora scrivere, e che mette sotto una statua di Gesù, affinché le legga. Le ultime le scrive personalmente, da quando impara a farlo.  
 
Viene battezzata il 28 dicembre, festa liturgica dei Santi Innocenti, nella sua parrocchia, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma.  
 
Queste le parole annotate dalla madre quando Nennolina aveva solo tre anni, durante la recita delle preghiere:  
«Gesù io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia, fai di me quello che vuoi».  
 
In seguito ad una caduta avvenuta all'asilo, accusa un dolore continuo al ginocchio. La visita medica svela la presenza di un osteosarcoma, un tumore maligno delle ossa. Data la gravità del caso, viene deciso di amputarle la gamba sinistra.  
 
La forza della fede si manifesta in Nennolina in modo stupefacente. Ai suoi famigliari addolorati per quanto ha dovuto patire, la bambina reagisce dicendo:  
«Dobbiamo festeggiare l’anniversario dell’amputazione della gamba, perché io l’ho donata a Gesù. Io non ho perso una gamba, l’ho regalata a Gesù!».  
 
Il tema della Croce è sempre presente nelle parole della bambina, la quale consegna a Gesù ogni sua pena, offrendole per la sua famiglia, per la Chiesa, per il mondo.  
 
Un giorno risponde ad una suora che le chiede perché si sia coricata sopra la ferita: «così posso soffrire di più e offrire di più al Signore per i peccatori».  
 
Ha una grande confidenza e amore anche verso la Madonna, alla quale si rivolge spesso nelle sue preghiere e nelle lettere che scrive con la madre.  
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Nennolina in occasione della Prima Comunione

Si prepara con grande fervore alla sua Prima Comunione. Così scrive alla vigilia:  
«Caro Gesù, domani sarai nel mio cuore, fai conto che la mia anima fosse una mela. E come nella mela ci stanno i semi, dentro all’anima mia fai che ci sia un armadietto. E, come sotto la buccia nera dei semi ci sta dentro il seme bianco, così fa che dentro l’armadietto ci sia la tua grazia, che sarebbe come il seme bianco».  
 
Dopo aver ricevuto la sua Prima Comunione, nella notte di Natale del 1936, rimane a lungo in ginocchio per ringraziare il grande dono di Gesù, nonostante il dolore che le causa l'apparecchio ortopedico.  
 
«Caro Gesù eucarestia, sono tanto, proprio tanto contenta che tu sei venuto nel mio cuore. Non partire più dal mio cuore resta sempre, sempre con me. Gesù io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa di me quello che tu vuoi. [...] O Gesù amoroso dammi anime, dammene tante!».  
 
Trascorre il suo tempo a letto e i dolori sono continui. Il tumore avanza e le vengono anche asportate tre costole.  
 
All'acuirsi dei dolori il suo abbandono a Gesù si fa sempre più radicale:  
«Caro Gesù in croce e caro Gesù Bambino! oh, Gesù!… Tu che sei tanto, tanto buono e vedi che noi facciamo tanti peccati, Tu perdonaci e fa’ che un giorno veniamo con te in Paradiso».  
 
A maggio 1937 Antonietta riceve la Cresima. La sua salute peggiora progressivamente. Ha tosse e affanno continui e non riesce più a stare seduta. Costretta a letto dice a tutti: «Sto bene!».  
 
In realtà, a detta del medico, le sofferenze devono essere veramente atroci. La massa tumorale è cresciuta al punto da spostare il cuore dalla sua sede.  
 
Un giorno, vedendo la mamma molto sconsolata, la rassicura così:  
«Mamma, stai allegra, sii contenta… Io uscirò da qui tra dieci giorni meno qualche cosa».  
Gesù le aveva svelato il giorno della sua morte. Nennolina, infatti vedeva Gesù. Alla mamma che stenta a crederle dice:  
«No, mamma, io lo vedo vivo, di carne, come vedo te!… Qualche volta Gesù mi guarda, altre volte abbassa gli occhi o li chiude».  
 
E spiega che vedeva anche la Madonna e, talvolta, l'apostolo Giovanni e la Maddalena.  
 
Il 3 luglio 1937, la piccola Antonietta si unisce per sempre al suo Gesù: dopo aver pronunciato le parole «Dio… Mamma, papà…» guarda davanti a sé, sorride e esala l'ultimo respiro.  
 
La Chiesa ha aperto per Antonietta Meo il processo di beatificazione. Nel caso in cui il processo si concludesse con la proclamazione delle virtù eroiche, si tratterebbe, nella storia della Chiesa Cattolica, della più giovane santa non martire.  
 
Le sue spoglie sono conservate nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma. Nel dicembre 1938 il papà ha voluto che la gamba, amputata 31 mesi prima e sepolta al cimitero del Verano, fosse ricongiunta alla salma. L'arto è stato trovato intatto e, rinchiuso in una cassettina, è stato posto vicino alla bara di Nennolina.  
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Nennolina con la madre

Durante le passeggiate in carrozzina, condotta dalla madre, Nennolina chiedeva di raccogliere i fiori che scorgeva lungo il tragitto. L'ultima tappa prima di rientrare era sempre davanti all'edicola della Madonna per deporre il mazzolino di fiori. Dopo le preghiere, la bambina salutava con la mano e, mandando un bacio concludeva: «Ciao, Madonnina cara».  
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Lettera del 15 settembre 1936 (dettata alla madre)  
«Caro Gesù, oggi vado a spasso e vado dalle mie suore e gli dico che voglio fare la prima Comunione a Natale. Gesù vieni presto nel mio Cuore che io ti stringerò forte forte e ti bacerò.  
 
O Gesù, voglio che tu resti sempre nel mio cuore».
 
 
[ ... aggiunge giorni dopo ... ]  
 
«Madonnina Tu sei buona. Scendi sopra di noi e benediteci. Prendi il mio cuore e portalo a Gesù… oh, Madonnina, Tu sei la stella del nostro cuore. Antonietta».  
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Della tenera confidenza di Nennolina verso Gesù sono state spesso testimoni le suore Zelatrici del Sacro Cuore, presso le quali frequentava l'asilo. Esse riferiscono che la bambina, prima di uscire dalla Chiesa, correva al tabernacolo e invitava:  
«Gesù vieni a giocare con me!».  
 
Anche nelle letterine si legge: «Caro Gesù, domani vieni a scuola con me».  
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Ai molti che intendevano pregare per ottenere la sua guarigione, rispondeva: “Io sto sul Calvario, voglio restare sul Calvario».  
 
Un giorno, Antonietta udì che la mamma diceva di pregare per lei al che disse: “Perché dici che preghino per la mia guarigione? Non devi dirlo!”.  
“Ma figliuola mia: io voglio che tu guarisca”. E lei: “Mamma, lascia che il Signore faccia ciò che vuole”.  
 
Ripeteva che, anche se moriva, la mamma non doveva piangere e che lei anzi avrebbe pregato per la sua mamma. Un pomeriggio la mamma le rispose: “Perché queste cose non le dici anche a papà?”.  
 
Così alla sera lo chiamò vicino e gli disse: “Papà, se io dovessi morire, tu non devi piangere! Sforzati; poi dal Cielo pregherò per te”.  
 
Fu allora che, vedendo il marito tanto angosciato e volendo confortarlo, la mamma gli disse che Antonietta vedeva Gesù e lui ne fu molto consolato.  
 
(in Vanzan Piersandro, Nennolina. Quando l’amore supera il dolore, Ave, Roma 2004, pag 73)  
 
Dopo aver ammesso di fronte al suo papà di vedere talvolta Gesù, gli chiese: «però non lo dire a nessuno». Il suo confessore, mons. Dottarelli, le aveva chiesto infatti di mantenere il segreto con tutti, circa i doni mistici che riceveva.  
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28 gennaio 1937  
 
«Caro Gesù … Tu che hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre sul Calvario vicino vicino a Te e alla Tua Mammina».  
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4 febbraio 1937  
 
«Caro Dio Padre, che bel nome: Padre! [...]. Caro Dio Padre, io voglio fare tanti sacrifici per riparare i peccati [...]. Caro Dio Padre, perdona a tanti peccatori e fa che pentiti vengano in Paradiso a glorificare la SS. Trinità. [...] Caro Gesù, io non posso venire a riceverti sacramentalmente tutti i giorni, ma tu vieni almeno spiritualmente. [...] Caro Gesù, io voglio stare sempre sul Calvario, sotto la tua Croce, e anche voglio essere la tua lampada che arde giorno e notte davanti al SS. Sacramento dell'altare. [...] Caro Spirito Santo, tu sei l'amore che unisce il Padre al Figlio, santifica il mio corpo e la mia anima e fammi venire presto presto in Paradiso. [...] Cara SS. Trinità, benedici la Chiesa, il Papa, il Clero, la mia famiglia e tutto il mondo. Saluti e baci dalla tua Antonietta di Gesù ».  
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6 febbraio 1937  
 
«Carissima SS. Trinità [...]. Caro Dio Padre! Io ti voglio tanto tanto ma proprio tanto bene! Caro Dio Padre, salva molte anime [...]. Caro Dio Padre! Mi ha detto mamma che domani si riunisce della gente e si vogliono chiamare "senza Dio". Che brutto nome! Dio c'è anche per quelli che non lo vogliono. Ma tu falli convertire e mandagli la tua Grazia. [...] Caro Gesù! Io domani farò la Comunione in riparazione dei peccati di quegli uomini che si vogliono chiamare "senza Dio". [...] Caro Spirito Santo! Benedicimi e illumina il mio corpo e la mia anima e fa che diventi sempre più buona. [...] Carissima SS. Trinità, io vi saluto e vi adoro e vi manda tanti baci la vostra Antonietta di Gesù».  
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10 febbraio 1937  
 
«Caro Gesù Eucaristia,  
Ti voglio tanto bene e io sono molto contenta che domani mattina verrò a riceverti nella Santa Comunione. Caro Gesù, domani quando sarai nel mio cuore fai conto che la mia anima fosse una mela, e come nella mela ci stanno i semi dentro alla mia anima fa che ci sia un armadietto, e come sotto alla buccia dei semi ci stà il seme bianco, così fa che dentro l’armadietto ci sia la tua grazia che sarebbe come il seme bianco e fa che questa grazia la lascerai sempre sempre con me.  
 
Caro Gesù io so che Ti fanno tante offese, io voglio riparare tutte queste offese, caro Gesù Se Tu fossi un uomo come noi e ti rinchiuderesti dentro a una casa non sentiresti le offese che Ti vengono fatte; così potresti fare Te, venire nel mio cuore e restare chiuso con me e io Ti farò tanti sacrifici e ti dirò qualche parolina per consolarti (…).  
 
Caro Gesù io ti adoro e Ti bacio i piedi e Ti mando tanti saluti la Tua cara Antonietta di Gesù»
 
(in Meo Maria, Ricordi della mamma di Nennolina, Ave, 2002, pag 84)  
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9 aprile 1937  
«Caro Gesù, desidero tanto di vederti [...] e vorrei che tutti potessero vederti. Allora sì che ti vorrebbero più bene!»  
25 aprile 1937 (anniversario dell'amputazione della gamba)  
«sono diversi giorni che non ti vedo più! Ma, tu, fatti vedere ancora perché ti amo tanto; e oggi proprio vorrei vederti»  
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L'ultima lettera, datata 2 giugno 1937 che fu recapitata al S. Padre, Pio XI  
 
«Caro Gesù Crocefisso  
Io Ti voglio tanto bene e Ti amo tanto.  
 
Io voglio stare sul Calvario con te e soffro con gioia perché so di stare sul Calvario.  
 
Caro Gesù io Ti ringrazio che Tu mi hai mandato questa malattia perché è un mezzo per arrivare in Paradiso. Caro Gesù dì a Dio Padre che lo amo tanto anche Lui.  
 
Caro Gesù io voglio essere la tua lampada e il Tuo giglio caro Gesù. Caro Gesù dammi la forza necessaria per sopportare i dolori che ti offro per i peccatori.  
 
Caro Gesù, dì allo Spirito Santo che mi illumini d’amore e mi riempia dei suoi sette doni.  
 
Caro Gesù dì alla Madonnina che l’amo tanto e che voglio stare insieme a Lei sul Calvario perché io voglio essere la Tua vittima d’amore caro Gesù.  
 
Caro Gesù Ti raccomando il mio Padre Spirituale e falle tutte le grazie necessarie.  
 
Caro Gesù Ti raccomando i miei genitori e Margherita.  
 
Caro Gesù Ti mando tanti saluti e baci.  
Antonietta di Gesù»
 
 
(in Vanzan Piersandro, Nennolina. Quando l’amore supera il dolore, Ave, Roma 2004, pag. 74)  
 
Un delegato inviato personalmente dal Santo Padre Pio XI venne il giorno dopo a portare alla bambina la benedizione apostolica e riferì che Sua Santità era rimasto molto commosso nel leggere la letterina.  
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Nelle lettere ricorre il tema della domanda di grazia, per sé e per le persone che conosce.  
«Oggi ho fatto un po’ di capricci, ma tu Gesù buono, prendi in braccio la tua bambina...»;  
 
«ma tu aiutami che senza il tuo aiuto non posso fare niente»;  
 
«tu aiutami con la tua grazia, aiutami tu, che senza la tua grazia nulla posso fare»;  
 
«ti prego, Gesù buono, conservami sempre la grazia dell’anima»  
 
«Ti prego per quell’uomo che ha fatto tanto male»;  
 
«ti prego per quel peccatore che tu sai, che è tanto vecchio e che sta all’ospedale di San Giovanni».  
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La tomba di Nennolina, nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, Roma

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Le parole di Papa Benedetto XVI su Nennolina  
 
«Che esempio luminoso ha lasciato questa vostra piccola coetanea! Nennolina, bambina romana, nella sua brevissima vita – solo sei anni e mezzo – ha dimostrato una fede, una speranza, una carità speciali, e così anche le altre virtù cristiane.  
 
Pur essendo una fragile fanciulla, è riuscita a dare una testimonianza forte e robusta al Vangelo e ha lasciato un segno profondo nella Comunità diocesana di Roma… La sua esistenza, così semplice e al tempo stesso così importante, dimostra che la santità è per tutte le età: per i bambini e per i giovani, per gli adulti e per gli anziani».
 
 
Papa Benedetto XVI il 17 dicembre 2007 dichiarò "Venerabile" Antonietta Meo.  
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Fonti

 
 
Gelsomino Del Guercio, Ott 15, 2018 - Aleteia.org  
Santi e Beati, Maria di Lorenzo  
Wikipedia  
30Giorni, Stefania Falasca  
Basta bugie, n.25 di Piersandro Vanzan  
Zenit  
Azione Cattolica Italiana  
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2021-06-12
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