La S. Messa in rito antico e in rito nuovo (parte 3)
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La S. Messa in rito antico e in rito nuovo (parte 3)
La Messa antica rappresenta indubbiamente la forma liturgica più espressiva, presentando una ricchezza di gesti simbolici e di formule che richiamano la presenza reale di Gesù. Una forma che esalta la sacralità e la bellezza del Rito ed esprime nel modo più perfetto la Dottrina cattolica sulla Santa Messa.
Non possiamo non evidenziare la bellezza e la ricchezza della Messa tradizionale. Nell’Offertorio della Messa antica (la parte più ridotta, più impoverita della “nuova Messa”) iniziava il Sacrificio con la presentazione a Dio dei doni sacrificali da parte della Chiesa, i quali, poi, dall’umano passavano nella sfera divina e il Sacrificio veniva compiuto mediante la transustanziazione, ossia mediante il cambiamento del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo.
Così risulta chiaramente l’identificazione tra il sacrificio della Chiesa e quello di Nostro Signore, per il quale il primo acquista la sua efficacia.
Oggi, invece, nella “Messa moderna” l’Offertorio è stato sostituito con una specie di benedizione della tavola, di tipo ebraico, quasi fosse soltanto un preludio alla Cena, sulla quale oggi si pone una sottolineatura particolare ed eccessiva. Oggi, purtroppo, dobbiamo rilevare che si hanno Comunioni di massa, in piedi, anche sulla mano, di molte persone che non si trovano in stato di grazia, ma commettono un sacrilegio, una profanazione dell’Eucaristia.
Questi sacrileghi si comportano come Giuda il traditore. Comunque, la Messa non è soltanto o principalmente una Cena, di tipo protestante. La nuova Messa risulta accorciata di circa un terzo e sproporzionata tra la liturgia della parola a volte eccessivamente lunga, anche se le omelie oggi sono assai ridotte, e la liturgia eucaristica, specialmente quando viene usata, come accade di preferenza, la Prece eucaristica seconda.
Non di rado tocca assistere a Messe nelle quali la liturgia della Parola dura anche un’ora e poi, in quindici minuti si “liquida” la liturgia eucaristica. Inoltre, nella Messa tradizionale abbondano le orazioni che possono essere anche doppie o triple, le bellissime sequenze, ispirate dalla Sacra Scrittura, come Dies irae, Stabat mater, Veni Sancte Spiritus, Lauda Sion Salvatorem, Victimae paschali laudes, ecc.
È ricca di feste di Santi, di colori, di paramenti, di chiese architettonicamente e artisticamente belle che favoriscono il raccoglimento l’orazione quale elevazione della mente a Dio, nella partecipazione alla perenne Liturgia celeste, con frequenti invocazioni degli Angeli e dei Santi, anche nello stesso Canone Romano.
Nella Messa tridentina si percepisce, in qualche modo, la bellezza di Dio e del suo Regno celeste, anche grazie al suono dell’organo e al canto gregoriano, entrambi raccomandati dal Concilio Vaticano II34.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nella catechesi del 26 febbraio 2003, aveva insistito sulla necessità della bellezza nella Liturgia e nei canti e nella musica sacra, invitando la Chiesa a farne oggetto di un esame di coscienza.
Nelle Messe solenni il sacerdote celebrante viene assistito dal diacono e dal “suddiacono” (ordine maggiore non più esistente, ma ne rimangono le funzioni nella Santa Messa solenne); questi, tra l’altro, cantano il Vangelo e l’Epistola.
Si usa anche l’incenso, per incensare i doni sacrificali, l’altare e le persone. L’incenso simboleggia il Sacrificio perfetto, quello dell’olocausto, in cui veniva bruciata la vittima (offerta a Dio) e ne saliva verso Dio il fumo; vengono incensate anche le persone (del celebrante, degli assistenti, dei fedeli), in quanto si offrono a Dio come vittime spirituali emananti un profumo soave che sale al Cielo35; anche le orazioni dei Santi vengono considerate come profumi che salgono verso Dio36, come pure le virtù dei cristiani37.
Un’altra caratteristica tipica della Messa tridentina è il massimo rispetto verso il Santissimo Sacrificio e il Santissimo Sacramento dell’altare; ciò si manifesta nelle frequenti genuflessioni e nella massima cura dei frammenti eucaristici secondo il precetto del Signore: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto»38, poiché anche nel minimo frammento eucaristico è presente tutto il Corpo Santissimo del Divin Redentore.
Il bacio dell’altare che rappresenta Cristo è il bacio riverente in segno di adorazione39 e di comunione con Gesù. Il Tabernacolo occupa il posto centrale ed elevato, quale si addice al trono di Dio.
Conclusione
È chiaro che la gente si allontana dalla S. Messa quando essa è banalizzata, perde solennità, decoro e finisce purtroppo per essere ridotta solo ad un fare troppo umano oppure ad una coreografia o ad un teatrino. La gente si allontana dalla Messa quando il senso del sacro si affievolisce o scompare; quando la Messa subisce illecite alterazioni e squilibri e non offre più un sufficiente “spazio” e occasioni per entrare nel mistero, per percepire e vivere il mistero: il cuore dell’uomo infatti ha sete del soprannaturale, del cielo, della luce, della presenza e della comunione profonda con Dio e se non lo trova si rivolge altrove o usa dei surrogati.
La gente si allontana dalla S. Messa quando la Messa diventa troppo simile al clima e alla mentalità del mondo, all’atmosfera e alla cultura che viviamo nella società e nella nostra storia ordinaria. La gente si allontana quando il modo in cui vengono celebrati i sacramenti, in particolare i matrimoni, ne degradano la sacralità.
C’è, oggettivamente, poco silenzio e raccoglimento nelle chiese, anche durante, prima o dopo la Messa e questo anche perché i pastori si occupano di educare al canto, educare a saper leggere le letture, ma non mettono lo stesso impegno per educare al silenzio.
In tutto questo prevale lo spirito dei tempi che è uno spirito idolatricamente antropocentrico: al centro di tutto, abusivamente, è posto l’uomo, la comunità, invece di Gesù-Dio.
La Liturgia deve essere il luogo in cui non solo si respira il sacro ma anche deve esprimere il sacro: deve esprimere la celestialità della vita nuova donata da Cristo, deve rendere presente l’escatologia, deve proiettare e inserire in una dimensione non fabbricabile da “mani d’uomo”.
Da questo punto di vista la Messa tridentina costituisce e rappresenta un potente fattore di riequilibrio nei riguardi della Messa moderna e degli eccessi e degli abusi liturgici a cui si è assistito in questi anni.
La Liturgia, tutta la Liturgia, deve essere sempre immersione nell’eterno, nell’immenso, nel Totalmente Altro, nel mistero trinitario, nell’ineffabile, nel “roveto ardente”, mi deve portare sul Tabor e sul Calvario, deve immergermi già ora nei “cieli nuovi e terra nuova”, nella “Gerusalemme celeste”.
In un certo senso la Liturgia, tutta la Liturgia, dovrebbe essere sempre estasi, per poi uscire dal Tempio e “versare il fuoco di Dio nel cuore degli uomini”.
( fine )
Padre Francesco Pio M. Pompa F.I.
Note
34 Sacrosanctum Concilium 116, 120
35 cfr. Gen 8,21; Ef 5,2
36 cfr. Ap 5,8
37 cfr. 2Cor 2,15; Gv 2,3
38 Gv 6,12
39 cfr. Mt 28,9; Gv 20,17
2022-09-14
Autore : Padre Francesco Pio M. Pompa
Fonte : Settimanale di P. Pio