Gesù spiega a Pietro la Confessione sacramentale
Dal libro "Il poema dell'Uomo-Dio" di Maria Valtorta
Gesù spiega a Pietro la Confessione sacramentale
«Un giorno, e non passeranno anni, tu, e con te i tuoi compagni, dovrete ascoltare le confidenze dei cuori. Non così come le ascoltate ora, da uomini, ma come sacerdoti, ossia medici, maestri e pastori delle anime, così come Io sono Medico, Maestro e Pastore. Dovrete ascoltare e decidere e consigliare.
Il vostro giudizio avrà valore come se Dio stesso lo avesse pronunciato...».
Pietro si svincola da Gesù, che lo teneva stretto al suo fianco, e dice alzandosi: «Ciò non è possibile, Signore. Non ce lo imporre mai. Come vuoi che si giudichi come Dio, se non sappiamo neppure giudicare come uomini?».
«Allora saprete, perché lo Spirito di Dio si librerà su voi e vi penetrerà delle sue luci. Saprete giudicare, considerando le sette condizioni dei fatti che vi verranno proposti per avere consiglio o perdono. Ascolta bene e cerca di ricordare. A suo tempo lo Spirito di Dio ti ricorderà le mie parole. Ma tu cerca ugualmente di ricordare con la tua intelligenza, perché Dio te l'ha data perché tu la adoperi senza infingardie e presunzioni spirituali, che portano ad attendere e pretendere tutto da Dio.
Quando tu sarai maestro, medico e pastore al posto mio e in mia vece, e quando un fedele verrà a piangere ai tuoi piedi i suoi turbamenti per azioni proprie o
azioni altrui, tu devi sempre aver presente questo settenario di interrogativi.
Chi: chi ha peccato?
Cosa: quale è la materia del peccato?
Dove: in che luogo?
Come: in che circostanze?
Con che o con chi: lo strumento o la creatura che fu materia al peccato.
Perché: quali gli stimoli che hanno creato l'ambiente favorevole al peccato?
Quando: in che condizioni e reazioni, e se accidentalmente o per abitudine malsana.
Perché vedi, Simone, la stessa colpa può avere infinite sfumature e gradi, a seconda di tutte le circostanze che l'hanno creata e degli individui che l'hanno compiuta.
Ad esempio... Prendiamo in considerazione due peccati che sono i più diffusi: quello della concupiscenza carnale o della concupiscenza delle ricchezze.
Una creatura ha peccato di lussuria, o crede aver peccato di lussuria. Perché talora l'uomo confonde il peccato con la tentazione, oppure giudica uguali lo stimolo creato artificiosamente per un malsano appetito, e uguali quei pensieri che sorgono per riflesso ad una sofferenza di malattia, o anche perché la carne e il sangue delle volte hanno delle improvvise voci che risuonano nella mente prima che essa abbia tempo dì mettersi in guardia per soffocarle.
Viene da te e ti dice: "Io ho peccato di lussuria". Un sacerdote imperfetto direbbe: "Anatema su te".
Ma tu, il mio Pietro, non devi dire così. Perché tu sei Pietro di Gesù, sei il successore della Misericordia. E allora, prima di condannare, devi considerare e toccare dolcemente e prudentemente il cuore che ti piange davanti per sapere tutti i lati della colpa o della supposta colpa, dello scrupolo.
Ho detto dolcemente e prudentemente. Ricordare che, oltre che maestro e pastore, sei medico. Il medico non invelenisce le piaghe. Pronto a recidere se c'è della cancrena, sa però anche scoprire e medicare con mano leggera se vi è soltanto ferita con lacerazione di parti vive che vanno riunite, non strappate via.
E ricordare che, oltre che medico e pastore, sei maestro. Un maestro regola le sue parole a seconda dell'età dei suoi discepoli. Sarebbe uno scandalo quel pedagogo che a fanciullini svelasse leggi animali che gli innocenti ignoravano, dando così cognizioni e malizie precoci.
Anche nel trattare le anime bisogna avere prudenza nell'interrogare.
Rispettarsi e rispettare. Ti sarà facile se in ogni anima tu vedrai un tuo figlio. Il padre è naturalmente maestro, medico e guida dei suoi figli. Perciò, quale che sia la creatura che ti è davanti turbata da colpa, o da timore di colpa, tu amala con paterno amore, e saprai giudicare senza ferire e senza scandalizzare. Mi segui?».
«Sì, Maestro. Capisco molto bene. Dovrò essere cauto e paziente, persuadere a scoprire le ferite, ma guardarvi da me, senza attirare l'occhio altrui su esse, e soltanto quando vedessi che c'è proprio ferita allora dire: "Vedi? Qui ti sei fatto del male per questo e questo".
Ma, se vedo che la creatura ha soltanto paura di esser ferita per aver visto fantasmi, allora... soffiare via le nebbie senza dare delle luci, per zelo inutile, atte a illuminare vere fonti di colpa. Dico bene?».
«Molto bene. Dunque. Se uno ti dice: "Ho peccato di lussuria", tu considera chi hai di fronte. Vero è che il peccato può sorgere a tutte le età. Ma sarà più facile riscontrarlo in un adulto che non in un fanciullo, e diverse saranno perciò le interrogazioni e le risposte da fare e da dare ad un uomo o ad un fanciullo.
Viene di conseguenza, dalla prima indagine, la seconda sulla materia del peccato, e poi la terza sul luogo del peccato, e la quarta sulle circostanze del peccato, e la quinta su chi fu complice al peccato, e la sesta sul perché del peccato, e la settima sul tempo e sul numero del peccato.
Vedrai che, generalmente, mentre per un adulto, e adulto vivente nel mondo, ad ogni domanda ti apparirà corrispondente una circostanza di vera colpa, per creature fanciulle di età o di spirito, a molte domande dovrai risponderti: "Qui c'è un fumo, non sostanza di colpa".
Anzi, vedrai talora in luogo di fango esservi un giglio che trema di essere stato schizzato di fango, e confonde la goccia di rugiada scesa sul suo calice con lo spruzzo della mota.
Anime tanto desiderose di Cielo che temono come macchia anche l'ombra di una
nube, che le oscura per un momento frapponendosi fra loro e il sole, ma poi passa, e non vi è traccia di essa sulla candida corolla. Anime tanto innocenti e vogliose di restarlo, che Satana spaventa con tentazioni mentali o aizzando i fomiti della carne o la carne stessa, coll'approfittarsi di vere malattie della carne.
Queste anime vanno consolate e sorrette, perché sono non già peccatrici, ma martiri. Ricordalo sempre.
E ricorda sempre di giudicare anche chi peccò di avidità alle ricchezze o cose altrui con lo stesso metodo. Perché, se è colpa maledetta essere avidi senza bisogno e senza pietà, rubando al povero e contro giustizia vessando i cittadini, i servi, o i popoli, meno grave, molto meno grave è la colpa di chi, avendo avuto negato un pane dal suo prossimo, lo ruba per sfamare se stesso e le sue creature.
Ricorda che, se tanto per il lussurioso come il ladro è di misura nel
giudicare: il numero, le circostanze e la gravità della colpa, è anche di misura nel giudicare la conoscenza, da parte del peccatore, del peccato che ha commesso e nel momento che lo commetteva.
Perché, se uno fa con piena conoscenza, pecca più di chi fa per ignoranza. E chi
fa con libero consenso della volontà pecca più di chi è forzato al peccato. In verità ti dico che talora vi saranno fatti dall'apparenza di peccato e che saranno martirio, e avranno il premio dato per un patito martirio.
E ricorda soprattutto che in tutti i casi, prima di condannare, dovrai ricordarti che tu pure fosti uomo e che il Maestro tuo, che nessuno poté trovare in peccato, mai, non condannò mai alcuno che si fosse pentito di aver peccato.
Perdona settanta volte sette, e anche settanta volte settanta, i peccati dei tuoi fratelli e dei figli tuoi. Perché chiudere le porte della Salute ad un malato, solo perché ricaduto nella malattia, è volerlo fare morire. Hai compreso?».
Dal libro "Il poema dell'Uomo-Dio" di Maria Valtorta, VIII, 16 - 15 gennaio 1947.
2023-02-18