Logo_LAMP_02
Lampada ai miei passi è la tua parola

 

Questo sito web utilizza i cookies
Utilizziamo i cookie per assicurarci di darti la migliore esperienza sul nostro sito web. Se continui ad utilizzare il sito, assumiamo che tu accetti di ricevere i cookie da questo sito web
home OK Articoli
OK
I frati francescani martiri a Široki Brijeg
OK

Quest'anno, come ogni anno, a febbraio, la cittadina di Široki Brijeg celebra l'anniversario della morte dei suoi martiri.  
 
Il 7 febbraio 1945, 12 frati avevano una scelta: lasciare la fede cattolica o essere uccisi. Scelsero la condanna a morte.  
 
Qui di seguito riporto due articoli, di due sacerdoti croati che rievocano quei fatti.  
OK

La chiesa di Široki Brijeg

Partita sanguinosa dei comunisti a Široki Brijeg

 
di Don Antonio Musa  
 
Febbraio è un mese di dolore, ma anche di orgoglio per tutti noi francescani dell'Erzegovina. In questo articolo ci ricordiamo perché.  
 
Come si intuisce dal titolo, questo testo parlerà del massacro partigiano dei frati di Široki Brijeg nel febbraio 1945. Il titolo è tratto da un articolo di Fr. Radoslav Glavaš, che pubblicò un articolo omonimo sul giornale Zagabria Novine un mese dopo il massacro. Lo stesso frate Radoslav, dopo la caduta dell'NDH [Nezavisna Država Hrvatska, Stato Indipendente di Croazia, ndr], morì per mano degli stessi criminali dei suoi fratelli a Široki Brijeg.  
 
A quel tempo, Široki Brijeg era una spina nel fianco dell'esercito comunista partigiano. Non perché Široki Brijeg fosse una forte roccaforte militare, ma perché i francescani vivevano e lavoravano a Široki Brijeg. Hanno costruito un magnifico edificio a Široki Brijeg che ha servito gli uomini nella loro dimensione spirituale, culturale ed educativa. L'anno 1945 era il centenario da quando quei frati che si staccarono dalla Bosnia Srebrena, avevano fondato un monastero francescano, e poi un famoso ginnasio con convitto.  
 
I francescani hanno avuto una grande influenza sulla popolazione della regione di Široki Brijeg e dell'Erzegovina in generale. Nei secoli trascorsi, il popolo dell'Erzegovina ha sentito la vicinanza e la cura dei suoi pastori, ed essi, con le loro prediche e la loro vita di testimonianza, ispirati dallo Spirito Santo e dall'eredità del santo Padre Francesco, hanno sollevato il morale delle persone povere e sofferenti.  
 
Avvenne nel febbraio 1945. L'esercito partigiano e i soldati serbi avevano intrapreso una campagna militare con l'obiettivo di arrestare i nemici dello stato, ma in realtà era solo una scusa. Il vero obiettivo era uccidere i frati in Erzegovina. Il desiderio era, con la morte dei frati, di uccidere tutto ciò che essi rappresentavano, che è identità umana, religiosa e nazionale.  
 
L'amore e la devozione a Gesù, a Francesco e al loro popolo costò la vita ai nostri frati. Erano francescani e per questo furono dichiarati nemici dello Stato. I valori che i frati portavano dentro di sé: volto senza macchia, onestà, fedeltà, pietà, solidarietà cristiana ... portarono i frati a non scappare dal monastero e dagli uffici parrocchiali.  
 
Al contrario, rimasero sulla soglia e incontrarono i loro carnefici che li uccisero come agnelli da macello. Nessun frate assassinato ebbe un giusto processo che gli avrebbe permesso di provare la sua innocenza, ma tutti tranne uno furono sommariamente uccisi e liquidati. La Chiesa ritiene che tutti coloro che sono stati uccisi per odio alla religione - in odium fidei - sono santi martiri, compresi i nostri fratelli. La nostra comunità, la Provincia Francescana dell'Erzegovina, si adopera quindi affinché i nostri fratelli uccisi siano dichiarati martiri per la fede ed elevati all'onore degli altari. Potete seguire i lavori della Vicepostulatura per la beatificazione sul portale www.pobijeni.info  
 
I frati furono uccisi il 7 febbraio. Furono uccisi anche se non avevano opposto alcuna resistenza durante l'invasione comunista di Brijeg. I comunisti cercarono armi presso i frati, ma non le trovarono. Erano infatti servitori di Dio, non soldati!  
 
Questo atto, così come una serie di altri, fu compiuto con l'obiettivo di mostrare i frati come nemici dello stato e, quando questo tentativo fallì, li uccisero semplicemente, senza spiegazioni. Più tardi, diffusero sciocchezze per giustificare le loro azioni. Ad esempio che i frati avevano versato olio bollente su di loro dalla finestra del monastero. Ma noi sappiamo che nel vortice della guerra manca il pane, figuriamoci l'olio, e questo la dice lunga sull'ingenuità di quei criminali.  
 
La disumanità nel trattamento dei frati fu ben descritta dai testimoni, il più delle volte gli alunni del liceo di Široki Brijeg che si trovavano lì insieme ai frati. Nel libro Širobroješka Basilica - Madre dei martiri, il prof. Dr. Fr. Andrije Nikić, uno dei testimoni dice quanto segue: "A causa dell'immobilità, il povero Fr. Marko Barbarić rimase nella sua stanza sul letto di morte. Poiché non poteva camminare, dovettero trascinarlo come un sacco alla fucilazione. Inoltre, né fra Krsto Kraljević, che soffriva di malattie mentali, né fra Stanko Kraljević, semicieco, se la cavò meglio".  
 
I frati furono prelevati dall'assemblea dei frati nella notte, nessuno sapeva cosa li attendeva, sospettavano qualcosa di brutto, ma tutti speravano di evitare il peggio. Sfortunatamente, non l'hanno evitato! Tutti e dodici furono uccisi. Furono uccisi senza alcun ordine o ragione. Furono condotti fuori dalla sala delle assemblee mentre si trovavano sulla porta, uno per uno. Altri 9 francescani furono uccisi al mulino dei frati.  
 
Tuttavia, i nostri fratelli non furono uccisi solo a Široki Brijeg, ma in tutta l'Erzegovina dove li hanno trovati i criminali. Furono uccisi frati anche a Izbično, Kočerin, Ljubuško, Mostar Grac, Humac, Mostar, Čitluk, Medjugorje, Zanagline, Čapljina, Vrgorac e Zagvozd. 14 dei nostri fratelli sono stati martirizzati sulla Via Crucis, e uno a Zagabria, il già citato P. Radoslav Dr. Glavaš, funzionario del Ministero del Culto Divino della NDH.  
 
Un totale di 66 dei nostri fratelli sono morti. Il più anziano aveva 80 anni e il più giovane nemmeno 20 anni. La maggior parte di loro furono uccisi in febbraio. È un mese di dolore, ma anche di orgoglio per tutti noi francescani dell'Erzegovina. Ci viene ricordato che avevano in media circa 40 anni. Dopo il massacro di Široki Brijeg, la chiesa e i santuari furono disonorati in molti modi e nella campagna del 1947 furono incendiati i registri parrocchiali.  
 
La gente aveva paura di parlare del terribile crimine in Erzegovina. Avevano paura e si chiedevano che cosa sarebbe loro successo. Le Messe non si tenevano regolarmente. E come potevano, se non c'erano più i frati? Da Široki Brijeg la gente si recava a Ljuti Dolac, un villaggio a 15 chilometri di distanza, per la Messa.  
 
Oggi il reggimento di Dio sta compiendo un pellegrinaggio alle tombe dei nostri frati e già li chiama martiri di Širobřice. Pertanto, le vittime sono sopravvissute ai loro carnefici.  
 
Fra Radoslav Glavaš scriveva dopo il massacro di Široki Brijeg: "I comunisti serbi uccisero sacerdoti, insegnanti ed educatori che erano lontani dalla politica quotidiana, perché amavano il popolo da cui provenivano (...) I partigiani giocarono così una partita cruenta a Široki Brijeg e anche dopo la strage non permisero di vedere lo spettacolo nauseabondo delle vittime schiacciate sulle rovine della secolare opera dei francescani". Poco dopo l'invasione partigiana di Zagabria nel maggio 1945, padre Radoslav fu impiccato.  
 
I giorni di quel fatidico febbraio 1945 sono giorni di dolore per la nostra comunità, ma anche giorni di testimonianza dei momenti più brillanti della nostra provincia. Ispirati dall'esempio e dal sacrificio dei nostri fratelli, andiamo avanti confidando nella loro intercessione.  
 
Don Antonio Musa  
 
Articolo originale  
OK
OK
OK

La chiesa di Široki Brijeg

Come trenta frati ricevettero la palma del martirio

 
di P. Jozo Zovko  
 
Durante la dominazione turca della Bosnia-Erzegovina, dodici francescani originari dell'Erzegovina e provenienti da Kresevo in Bosnia, decisero di costruire un monastero nella loro terra d'origine, come segno della fede, e scelsero la località di Široki Brijeg. Si sistemarono in questo piccolo villaggio e, dopo aver co­mprato a caro prezzo un grande appezzamento di terreno, iniziarono a costruire la chiesa dedicandola alla Madonna Assunta in Cielo. Subito iniziarono anche i lavori per edificare il monastero e successivamente un edificio da adibire a seminario.  
 
Nelle vicinanze edificarono un centro scolastico che comprendeva anche una scuola ginnasiale ove i frati insegnavano alle giovani generazioni della Bosnia-Erzegovina. Venne pure costruita una casa per tutti quelli che venivano da lontano per frequentare la scuola. Così, il luogo divenne un centro culturale cristiano ed il santuario si trasformò in un simbolo per l'Erzegovina.  
 
Esattamente cento anni dopo, il monastero veniva distrutto e devastato. E’ successo così: il 7 febbraio 1945, i partigiani comunisti decisero di distruggere dalle fondamenta il simbolo cristiano e sradicare dal cuore del popolo la fede cattolica e la benevolenza e la riconoscenza verso i frati francescani.  
 
Arrivarono a Široki Brijeg alle tre del pomeriggio e trovarono nel monastero trenta religiosi; molti di loro erano professori nel ginnasio alle spalle del monastero. I comunisti dissero: "Dio è morto, Dio non c'è, non c'è il Papa, non c'è la Chiesa, non c'è bisogno di voi, andate anche voi nel mondo a lavorare". Con minacce e bestemmie cercarono di persuadere i frati a lasciare l'abito religioso. Essi risposero: "Noi siamo religiosi, consacrati, non possiamo lasciare il nostro abito". Allora, un soldato arrabbiato prese la Croce e buttò il Crocifisso sul pavimento. "Ecco, disse, adesso potete scegliere tra la vita e la morte".  
 
Ognuno di loro inginocchiò, abbracciò e baciò Gesù; stringendo la croce sul petto, ognuno disse come San Francesco: "Tu sei il mio Dio, il mio Tutto". Come ho già detto, alcuni frati erano professori molto famosi, avevano scritto molti libri e manuali per la scuola. Ma essi non abbracciarono i loro libri dicendo: "Voi siete per me tutto". No! Abbracciarono Gesù, il Maestro! Pieni di odio e di livore, i persecutori allora presero i frati ad uno ad uno, li portarono fuori dal convento e li uccisero; poi cosparsero di benzina i loro corpi e li bruciarono.  
 
I frati andarono incontro alla morte pregando e cantando le litanie della Madonna. Queste cose furono testimoniate dai militari che facevano parte del plotone d'esecuzione. Uno di quei soldati rimase scioccato dal comportamento eroico dei frati. Lui raccontò: "Fin da bambino, nella mia famiglia, avevo sempre sentito dalla mamma che Dio c'è, Dio esiste. Al contrario, Lenin, Stalin, Tito avevano sempre affermato e fatto di tutto per inculcare in ciascuno di noi: Dio non c'è, non esiste! Quando le circostanze della vita mi portarono a trovarmi di fronte ai martiri di Široki Brijeg e vidi come quei frati affrontarono la morte, pregando e benedicendo i loro persecutori, chiedendo a Dio di perdonare le colpe dei carnefici, allora mi risuonarono chiare la parole di mia madre e pensai: la mia mamma aveva ragione, Dio c'è, Dio esiste!" Quel soldato, oggi, è convertito ed ha un figlio sacerdote e una figlia suora.  
 
Nella loro furia, oltraggiarono e cancellarono la scritta sulla pietra posta sopra l'ingresso principale del convento su cui era scolpito il nome di Dio e la dedicazione alla Madonna Assunta. Quella dedica oggi non è più leggibile, ma il sangue dei martiri l'ha scritta ancor più profondamente nei cuori del popolo e brilla luminosa agli occhi del Signore. Si può cancellare una dedica, si può bruciare, distruggere, rovinare, ma non si può togliere la fede dal cuore della Chiesa. Ancora oggi nel santuario si vive, si onora e si festeggia la Madonna con grande amore.  
 
Il santuario è il più grande in tutta la Bosnia Erzegovina: è un simbolo, un segno. I comunisti hanno pensato che distruggendo il "segno" sarebbe finita anche la fede. Invece, la fede è cresciuta e si è sviluppata sotto il manto e la protezio­ne della Madonna. Anche i nostri martiri francescani sono cresciuti e hanno vissuto avvolti dal manto della Madonna. I corpi dei trenta testimoni della fede sono rimasti nascosti sotto terra per anni e anni; non si poteva nominarli né fare alcuna commemorazione. Ma il sangue dei martiri gridava ed era di esempio per tutti, così sono fiorite nei cuori nuove vocazioni e la chiesa e la fede sono cresciute come un albero rigoglioso.  
 
In quel tempo, io avevo 4 anni e mi ricordo come spesso i miei genitori raccontavano ciò che era capitato ai frati. E questo avveniva anche in tante famiglie di miei coetanei. Nel nostro cuore cresceva sempre più il desiderio di imitare i nostri martiri e diventare frati noi stessi.  
 
I nostri martiri furono testimoni della fede e testimoni dell'amore verso Dio e verso il prossimo. I trenta martiri francesca­ni non sono divenuti martiri per caso o per un incidente; essi, coscientemente e con grande gioia, hanno offerto la propria vita e hanno testimoniato il loro Credo.  
 
Questo è molto importante. Come la Chiesa ha sempre fatto e insegnato così essi hanno perdonato i nemici, hanno pregato per i persecutori, hanno benedetto i loro carnefici. Allo stesso modo di Massimiliano Kolbe e tanti altri! Tra i vari martiri vi è solo la differenza del mezzo e del modo del martirio, ma tutti hanno sempre manifestato un grande ardore e un grande amore: l'amore che brucia l'odio, che brucia e distrugge la violenza e tutto cambia e trasforma nella gioia, in una festa, nella vittoria della grazia del Signore.  
 
La Chiesa vive del sangue dei suoi figli martiri. Essi rimangono sempre una grande forza della Chiesa. Noi che viviamo in questo luogo e voi che pellegrinate qui, possiamo riflettere un po’ sul valore della nostra fede e approfondire quanto vale per noi la nostra fede; quanto sono disposto a dare nella mia vita per il mio Dio, cosa posso fare io per il mio Gesù, cosa signi­fica per me il mio Cristo, la Sua croce, la mia vocazione cri­stiana.  
 
Una settimana dopo l'eccidio di Široki Brijeg, i comunisti andarono a Mostar e nel convento trovarono sette frati. Pur sapendo cosa era accaduto a Široki Brijeg, essi avevano deciso di non scappare ma di rimanere nel monastero. Uno di loro era Fra Leon-Grgo Petrovic, dottore in teologia, nato a Klobuk nel 1883. Egli, come Provinciale dei francescani, all'inizio della guerra, aveva sentito nel cuore la grazia di consacrare alla Madonna tutti i suoi frati che sentiva essere in pericolo.  
 
Ora possiamo vedere come quella Consacrazione sia fiorita. La devozione alla Madonna, quel bel fiore offerto alla beata Vergine, è fiorito nel giorno dell'eccidio, il 7 febbraio 1945. Come Dio Padre ha mandato il Figlio a morire per salvare tutto il mondo, e Gesù è rimasto obbediente accettando il proprio sacrificio, così i nostri martiri hanno offerto la propria vita e il proprio sangue per la salvezza degli uomini, per la pace, per la nostra conversione.  
 
Si sono immolati per la pace e per il bene di tutta la Chiesa. Voglio ora presentarvi i nostri frati che sono divenuti maturi per il martirio - alcuni avevano solo vent’anni - e che sono stati capaci di testimoniare per Cristo e dimostrare chi è Cristo per loro, per noi. ­Con amore e venerazione vi rivelo i loro nomi e cognomi, (…). Così, voi potrete riflettere come ognuno, con il proprio nome e la propria vita, possa anche oggi servire Dio e rispondere alla Sua chiamata.  
 
Jozo Zovko  
 
Tutti i nomi dei 66 francescani martiri sono riportati qui  
 
Articolo originale  
OK
OK
 
La Nuova Bussola Quotidiana - Quando i comunisti uccisero i frati di Široki Brijeg  
 
 
 
 
2023-02-15
Copyright © 2018 Lampadaaimieipassi.it
mf4web_logow