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Card. Giacomo Biffi - La solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria
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Omelia in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, Basilica di San Petronio  
Santa Messa
 
 
 
“Benedetto sia Dio…che ci ha benedetti” (cfr. Ef 1,3). L’intera nostra vita - che agli occhi umani appare così spesso un interrogativo e un enigma - è dunque invece nella sua verità più profonda una risposta: è una risposta d’amore al grande amore con cui dall’eternità siamo stati avvolti in una trascendente e ineffabile benedizione divina.  
“Benedetto Dio…che ci ha benedetti”. La stessa liturgia odierna è la gioiosa risposta di un popolo riconoscente: vuol ringraziare il Padre perché ci ha collocati entro una benedizione sostanziale ed eterna, una benedizione che si identifica con una persona: la persona adorabile di Cristo “nel quale siamo stati scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati” (Ef 1,4). In effetti, l’onnicomprensivo progetto del Creatore si riassume in un uomo: un uomo che è il figlio unico di una semplice donna ebrea, ma al tempo stesso è il Figlio unigenito del Padre, dell’autore di ogni essere e datore di ogni bene. In Cristo siamo stati pensati dall’eternità, “in lui tutte le cose sono state create” (Col 1,16), su di lui come sulla nostra forma ideale siamo stati modellati, perché egli da sempre è stato destinato a essere “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29).  
 
“Quando venne la pienezza del tempo - ha scritto san Paolo - Dio mandò il suo figlio, nato da donna” (Gal 4,4); da una donna che si chiama Maria, da una donna che è colei che oggi tutto il popolo dei credenti esalta e festeggia in ogni angolo della terra. In quell’originaria benedizione, di cui stiamo parlando, Maria è dunque la prima a essere inclusa: è la prima “benedetta”. E si capisce allora come mai lo Spirito Santo fa dire proprio questa parola, nel primo elogio che le è stato rivolto da labbro umano: “Benedetta tu fra le donne” (Lc 1,42). In quella benedizione - che è il senso più intimo e adeguato dell’universo come è nativamente voluto - ella viene centralmente collocata da Dio perché sia “santa e immacolata al suo cospetto” (Ef 1,4): vale a dire, perché già nel suo pellegrinaggio terreno fosse la bellezza antesignana, totale e senza eclissi della Chiesa celeste. Come tale, ella diventa per tutti noi un esempio ravvicinato e un invito amabile a inseguire concretamente e operosamente l’eccelso traguardo di santità personale e di interiore purezza, che anche a noi è stato assegnato. Ci aiuti adesso il Signore - in questo giorno dedicato alla contempazione di questa splendida verità della nostra fede - a capire meglio che cosa indichi con precisione in lei la qualifica di “immacolata” e come giovi anche a noi, suoi figli, questa sua felicissima preorogativa.  
 
Dire che la Madonna è l’Immacolata vuol dire che - pur appartenendo a pieno titolo alla nostra stirpe contaminata - ella si trova sulla vetta dell’amicizia divina, da cui l’umanità intera è precipitata col peccato. Questa vicinanza all’assoluta santità del Creatore non è stata in lei qualcosa di inerte: al contrario, è stata attiva e dinamica: Maria è andata crescendo, giorno dopo giorno, nella sua ineffabile adesione alla divina volontà, in virtù di una ininterrotta e pronta collaborazione con la grazia, che la spingeva a fare con slancio sempre più generoso ciò che piaceva al suo Dio. Il “fiat”, che abbiamo riascoltato nel racconto dell’Annunciazione”, ha scandito il suo lineare procedere in mezzo alle molte prove della sua vita: “Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).  
 
E’ vissuta anche lei, come noi, in un mondo che “giace tutto sotto il potere del maligno” (cfr. 1 Gv 5,19). Anche lei e più di noi - perché il suo cuore innocente era più sensibile e compassionevole del nostro - è stata sgomenta e straziata per lo spettacolo delle cattiverie, degli egoismi, delle colpevoli insipienze che affliggono la tribolata stirpe di Adamo. Ma diversamente da noi non è stata per niente sfiorata da questa tremenda alluvione del male.  
Noi dal fondo della nostra valle oscura, oggi possiamo levare lo sguardo alla candida figura di colei che è senza peccato: uno sguardo di dolore per le nostre decadenze dagli originali ideali del Creatore e di rimpianto per la cima perduta; ma al tempo stesso uno sguardo di speranza per la possibilità che ci è data di risorgere e di riprendere l’ascensione del nostro spirito in virtù dell’azione redentrice del Figlio di Maria; di quell’azione redentrice di cui oggi contempliamo nella nostra Madre immacolata il più perfetto capolavoro. Anche la Madonna infatti, ci dice ammirevolmente il magistero del Beato Pio IX che ha definito la verità che oggi contempliamo, è stata riscattata (e in maniera più completa e più alta) dal sacrificio di Cristo: “Sublimiori modo redempta”.  
 
Per sostenerci sulle difficili strade della piena liberazione dalla schiavitù di Satana e dalle sue seduzioni, l’Immacolata ci accompagna sorreggendoci con la sua intercessione e la sua efficace assistenza. E noi dal canto nostro ci sforzeremo di assomigliare un poco di più a questa nostra Madre benedetta: questo è il dono che dobbiamo chiedere in questa festa.  
Quando i pensieri e i propositi mondani tenteranno di annebbiare la nostra ragione e di oscurare ai nostri occhi lo splendore e la forza della verità divina, corrobori la nostra gracile libertà interiore colei che, come sta scritto, è “beata perché ha creduto” (cfr. Lc 1,45).  
Quando lo scoraggiamento insidierà la monotonia delle nostre giornate e vorrà presentarci come norma suprema e unica il fascino dei piaceri e degli agi, ricordiamoci di Maria che ai piedi della croce si associava con animo aperto alla sofferenza del sacrificio di Cristo, e si faceva così partecipe della sua donazione per la salvezza di tutti gli uomini.  
Quando saremo disorientati, in mezzo alla grande confusione dei pareri e delle proposte esistenziali, fino a non sapere più a chi credere e chi riconoscere come la guida della nostra vita e del nostro comportamento, sentiamo rivolta a noi la semplice parola detta da Maria a Cana: la luminosa ed efficace parola di esortazione ad affidarci in tutto all’unico necessario Salvatore: “Fate quello che egli vi dirà” (cfr. Gv 2,5).  
 
2002-12-08
Fonte : https://www.chiesadibologna.it/omelia-discorso-giacomo-biffi-cardinale-arcivescovo-metropolita-emerito-2002-et-2002_12_08.html
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