Un breve, poetico racconto di Natale
Beato Angelico (1439-1443) - Adorazione del Bambino
“Mai, dico mai, avrei pensato di finire a dormire nella stessa stanza con un asino”.
Silenzio.
Attraverso la finestrella si vedono i fiocchi di neve, che volteggiano lentamente nella luce di un lampione.
“Quando mi hanno detto che sarei stata accolta in una magnifica casa di riposo, tutto mi sarei aspettato, tranne che essere messa insieme a un somaro spelacchiato”.
Dall’angolo più in ombra si leva un sospirone.
“Che poi … si tratta anche di una questione di dieta bilanciata” così dicendo, la vecchia renna strofina il grande palco di corna contro la mangiatoia: “paglia e fieno, solo e sempre paglia e fieno ...”.
“Senti, la vuoi piantare, che vorrei dormire?” l’asinello grigio si è avvicinato alla finestra e guarda fuori meditabondo e aggiunge: “La neve che scende mi concilia il sonno”.
“Pensi solo a dormire” sbuffa la renna: “a me la neve ricorda le mie migliori performance: “Cinisello Balsamo 2012: Natale Supermagico alla Esse Lunga … Novara 2014: Babbo Natale e le sue Renne vi aspettano a Carrefour … Orbassano 2017: Gli elfi di Babbo Natale … quella sì era stata una grande serata! Io e le mie sorelle avevamo i sonaglietti di argento, Babbo Natale firmava gli autografi ai bambini”.
“Vedo che sei una grande artista” annuisce mansueto l’asinello.
“Puoi dirlo forte” sbuffa la renna, inarcando il collo: “Cos’è il Natale senza Babbo Natale? … e come può arrivare Babbo Natale nelle piazze in festa senza la slitta e le renne?”.
Una nota di malinconia risuona nella sua voce. Fuori i fiocchi di neve vorticano nel vento invernale. Se si guarda oltre il basso muretto, che circonda la casa, si scorge nella notte il corteo di abeti del viale, giganti imbiancati e silenti.
“Ma ora siamo due poveri vecchi” la renna abbassa la testa: “Va già bene, in-vece che al mattatoio, ci hanno portato qui, alla Casa dell’Artista Quadrupede”.
L’asinello spalanca i suoi dolci occhioni e dice: “Racconta ancora”.
“Beh, potrei parlare tutta la notte di questa storia, che si ripete tutti gli inverni” la renna si sofferma pensosa: “Non ho mai capito perché questa festa non si fa d’estate, invece che di inverno con questo tempo infame”.
“E chi è Babbo Natale?” domanda il vecchio somaro, che adesso si è sdraiato, per far riposare le zampe artritiche.
“Boh!… e chi lo sa. Molte volte è un panzone, vestito di rosso. Si mette una grande barba bianca, finta. Poi prende in braccio un bambino, fa una foto con lui, gli rifila un torroncino, lo restituisce alla mamma e ricomincia con un altro … si va avanti così fino a notte tarda”.
Per pura educazione la renna rivolge uno sguardo annoiato al suo dimesso compagno: “Ma tu, dove hai calcato le scene?”.
“Ah, io non mi sono mai mosso” si schermisce il somarello: “sempre in un paesino, per più di dieci anni e sempre di inverno, come te”.
“Musica, luci intermittenti, panettone e ricchi premi … immagino” lo interrompe la renna con fare disincantato.
“Mannò. Che dici? Mi mettevano al calduccio in una bella capanna. Si stava un po’ strettini, perché c’era sempre un altro grande attore, un bue, che prendeva un sacco di posto”.
L’asinello socchiude gli occhi nel ricordo e le sue lunghe orecchie si muovono al suono di note lontane: “C’era una musica dolcissima. Di solito faceva addormentare il Bambino ...”.
“Il Bambino?” interrompe di nuovo la renna.
“Sì, il Bambino! Da quello che sono riuscito a capire tutta quella gente veniva alla festa, per vedere il Bambino”.
“Non mi dire … tutto per un Bambino! Niente premi ad estrazione. Superbingo o che so? …. il Tombolone Magico della Pace?” protesta la renna incredula.
“Beh, no! Nella capanna vicino alla cesta di paglia con il Bambino, c’era anche un uomo, alto e forte ... e ti assicuro che aveva la barba vera. Accanto c’era sempre una bellissima ragazza con un grande mantello blu, che scendeva fino ai piedi”.
“Sarà, ma come apparato scenico mi appare esiguo” brontola la renna con un sorrisetto scettico.
E’ sceso di nuovo il silenzio e puoi sentire il sibilare del vento invernale.
“Bah!” riprende la renna: “sono solo ricordi di vecchie glorie, ricordi di tempi ormai andati”, poi si stende anche lei con il capo tra le zampe e mormora tristemente: “Ormai siamo giunti alla fine del nostro sentiero”.
“Alla fine delle nostre fatiche, vorrai dire,” replica il somarello “e chissà che non si vada a stare meglio di là”.
“Mah. Non so dove finisca il sentiero “mormora la renna: “mia madre veniva dal grande Nord, dove le nevi stendono un manto infinito. Mi parlava dell’inverno, quando il sole tarda a sorgere. Mi diceva che a volte, le lunghe notti sono interrotte da fantastiche aurore, che disegnano festoni di tenue luce colorata”. La renna protende il capo in avanti: “Al termine del mio sentiero vorrei inoltrarmi in quella luce”.
Il somaro socchiude gli occhioni, su cui sta scendendo il sonno: “Io invece da un po’ di notti faccio un bel sogno: sono steso sulla paglia calda di quella capanna. La ragazza è vicino a me e mi dà, sorridendo, un bel ciuffo di fieno odoroso. L’uomo è andato a prendere la piccola cesta con il Bambino. L’ha posata accanto a me e, mentre mi sistema la sella sulla groppa, mi accarezza e dice: “Adesso andiamo via insieme”.
S. Natale 2018
2018-12-29
Autore : Sergio Puleo