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Un legame "liturgico" fra Giovanni Crisostomo e Ambrogio
Esaminiamo una delle infinite perle della liturgia  
 
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Un legame "liturgico" fra Giovanni Crisostomo e Ambrogio

 
 
Ci sono molti elementi di grande importanza che sfuggono a chi si accosta alla liturgia cattolica con sguardo disattento.  
 
Un primo elemento è questo: la liturgia, usando una espressione bizantina, è "divina", cioè ha origine in Dio e a Dio ritorna. L'uomo, partecipando ad essa entra in una dinamica che si svolge ad un livello molto più alto di quello che riesce a percepire e comprendere. Questo fatto dovrebbe indurci molta cautela nel mettere mano ai testi con l'intento di "semplificarli" o "renderli attuali" o altre amenità del genere.  
 
Nel Sacrificio della Santa Messa il protagonista è Gesù Cristo stesso che, rinnovando l'evento dell'offerta della sua vita al Padre, rende presenti anche le Grazie di salvezza che ci ha ottenuto una volta per sempre sul Calvario.  
 
Se dunque guardiamo alla liturgia considerando quanto detto, capiamo anche perché nei diversi riti della Chiesa Cattolica possiamo vedere in filigrana il medesimo volto del nostro Signore Gesù Cristo che in essa si fa misteriosamente presente.  
 
Oggi prendiamo in mano solamente una di queste perle: un legame insospettato fra la divina liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo e la Santa Messa di rito ambrosiano della Chiesa Latina.  
 
Questa perla è il canto liturgico del "Tu dipnu" di cui potete trovare in questo sito il testo e il canto.  
 
Dunque rimandiamo al link su riportato per gustarne il testo e la musica.  
 
Qui vogliamo solamente mettere in luce che tali parole sono presenti anche nel rito ambrosiano, in una antifona che si recita o canta durante la liturgia del Giovedi Santo, dopo la proclamazione del Vangelo:  
Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico al banchetto tuo stupendo, tu mi accogli. Non affiderò agli indegni il tuo mistero né ti bacerò tradendo come Giuda, ma ti imploro, come il ladro sulla croce, di ricevermi, Signore, nel tuo regno.  
 
Facciamo nostre queste parole e rimaniamo in silenzio a contemplarne la bellezza.  
 
 
 
2020-11-15
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