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I ragazzi della Rosa Bianca e la resistenza al totalitarismo [1]
Una testimonianza per i nostri giorni. Parte prima.  
 
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Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst

La collana di articoli "Testimoni" (sotto-sezione di "Articoli") si arricchisce di una nuova storia: quella di ragazzi poco più che ventenni protagonisti di una opposizione al nazismo che ha mosso molti ad una stupita ammirazione.  
 
La cerchia di amici de "La Rosa Bianca" era composta da circa 60 persone. In tutto, i nazisti processarono circa 30 membri e otto di essi furono giustiziati.  
 
Il totalitarismo, nei suoi diversi colori (nazional-socialista, sovietico o liberale-massonico) ha dei tratti comuni, che vediamo ancora vivi ai nostri giorni nei regimi sotto i quali viviamo. Si pensi alla menzogna come instrumentum regni, la creazione di una categoria sociale su cui scaricare tutto l'odio e la persecuzione aperta, l'eutanasia ai danni di categorie considerate non degne di vivere, l'eugenetica, la pretesa "scientificità" della propria posizione ideologica, la violenza e il ricatto usati nei confronti dei propri sudditi, l'avversione feroce per la religione - ed in particolar modo per la Chiesa Cattolica.  
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Hans Scholl e Sophie Scholl

Hans e Sophie Scholl

 
Ad Ulm, la famiglia Scholl, Robert e Magdalene, con i loro cinque figli Inge, Hans, Elisabeth, Sophie e Werner, vissero il passaggio dalla Repubblica di Weimar alla dittatura nazista. I genitori erano molto critici verso il nazismo, mentre i ragazzi erano entusiasti dell'organizzazione giovanile dell'NSDAP. Hans a 14 anni appese un ritratto di Hitler nella stanza dei bambini. Ogni giorno, quando il padre tornava a casa, lo staccava dalla parete e lo riponeva in un cassetto. Ma Hans lo riattaccava, finché papà Robert non si arrese.  
 
Il padre era sindaco della cittadina di Forchtenberg e la madre era diacono presso la chiesa evangelica. A poco a poco, i bambini Scholl aderirono alla Gioventù hitleriana.  
 
Sophie manifestava un carattere vivace, era abile nel disegno ed appassionata alla lettura dei classici: Mann, Heine e Rilke.  
 
Nel 1937 Hans, che aveva 19 anni, venne arrestato per "attività sindacali". La Gestapo si presentò alla casa di Ulm e arrestò anche Inge, Werner e Sophie Scholl per un breve periodo. In prigione Hans decise di studiare medicina. In seguito ad una amnistia tornò a casa, cambiato. Hans e Sophie Scholl, che erano stati battezzati nella chiesa protestante, si avvicinarono ad ambienti cattolici.  
 
In loro si rafforzava un nuovo modo di leggere la realtà, permeato dalla fede. Troviamo queste parole di Sophie ad una amica:  
 
«Nella mia semplice gioia davanti a tutto ciò che è bello si è introdotto con forza qualcosa di grande e sconosciuto, cioè il presentimento del Creatore, che le innocenti creature con la loro bellezza lodano».  
 
Di questo percorso di riscoperta della fede cristiana sono testimonianza anche le parole che Sophie annotò sul suo diario:  
 
«Ho fatto il proposito di pregare ogni giorno in chiesa, affinché Dio non mi abbandoni. Di fatto io Dio ancora non lo conosco e sicuramente ci sono errori grandissimi nell'idea che mi sono fatta di lui, ma lui me li perdonerà, se io lo prego. Se riesco ad amarlo con tutta l'anima, allora perderò la mia visione distorta di lui».  
 
Anche il fratello Hans contemplava nella bellezza della natura l'orma del Creatore:  
 
«I fiori fioriscono e i bambini giocano, ignari, in mezzo alle macerie. O Dio dell'Amore, aiutami a superare i miei dubbi. Sì, io vedo il creato, che è opera Tua e che è buono. Ma vedo anche l'opera degli uomini, la nostra opera, che è crudele e che si chiama distruzione e disperazione e che colpisce sempre gli innocenti».  
 
Nell'estate del 1942 Hans Scholl e il suo amico, lo studente di medicina Alexander Schmorell, scrissero i primi quattro volantini a nome del gruppo.  
 
Nella famiglia Scholl divenne quindi condivisa una posizione molto critica verso la guerra e il nazionalsocialismo. Il padre, Robert Scholl, venne denunciato e imprigionato nel 1942 perché aveva chiamato Hitler un "flagello di Dio".  
 
A Monaco Sophie insieme con suo fratello e i suoi amici Alexander Schmorell, Christoph Probst e Willi Graf, formarono il nucleo del gruppo "La Rosa Bianca". All'inizio del 1943 compirono rischiose spedizioni notturne per scrivere "Libertà" e "Abbasso Hitler" sui muri dell'Università di Monaco e di altri palazzi della città.  
 
Frequentarono teologi e filosofi e assistettero alle conferenze del professore di filosofia Kurt Huber, che aderì anch'egli al gruppo.  
 
Il quinto volantino venne pubblicato a gennaio 1943 e la tiratura raggiunse le 9000 copie. Quindi Kurt Huber scrisse il sesto volantino e ne vennero stampate circa 3000 copie.  
 
Hans e Sophie Scholl avevano solo 21 e 24 anni quando vennero arrestati dalla Gestapo il 18 febbraio 1943 colti mentre lanciano volantini dal secondo piano dell'Università di Monaco. Anche Willi Graf venne arrestato la sera dello stesso giorno, seguito due giorni dopo da Christoph Probst e poco dopo da Alexander Schmorell.  
 
Annotiamo alcune parole di Sophie in tribunale:  
 
«Non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?»  
 
«No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!»  
 
«Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?»  
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Alexander Schmorell (16 settembre 1917 - 13 luglio 1943)

Alexander Schmorell

 
Nacque il 16 settembre 1917 a Orenburg/Russia, venne condannato a morte il 19 aprile 1943 e ucciso il 13 luglio 1943 a Monaco di Baviera.  
 
Per i nazionalsocialisti, la Russia era il paese dei bolscevichi e, dal giugno 1941, anche nemico di guerra. Per Alexander Schmorell era invece il Paese della sua nascita e la sua casa spirituale, anche se vi aveva vissuto solo per pochi anni. Sua madre russa morì quando lui era un bambino e nel 1921 suo padre si trasferì a Monaco, dopo aver contratto nuove nozze. Alexander crebbe bilingue, poiché in casa si continuò a parlare russo.  
 
Dopo il liceo e il servizio di lavoro, Alexander Schmorell venne arruolato nel servizio militare. Come tutti i soldati, dovette prestare giuramento a Hitler. Lo fece, ma poco dopo chiese – invano – di essere congedato dall'esercito. Nel 1939 iniziò a studiare medicina ad Amburgo. Nella primavera del 1940, Schmorell fu chiamato sul fronte occidentale come medico.  
 
Nell'aprile del 1941 si unì a una compagnia studentesca a Monaco, dove conobbe Hans Scholl e poi Willi Graf. Presentò al gruppo il suo compagno di scuola Christoph Probst e la compagna di studi Traute Lafrenz. Scoprì con entusiasmo la scultura, modellò e disegnò se stesso. Schmorell aveva trovato in Hans Scholl una persona che la pensava allo stesso modo. Lavoravano nello stesso ospedale, andavano in barca insieme e decisero di agire contro il regime nazionalsocialista.  
 
Tra il 27 giugno e il 12 luglio 1942 i due scrissero e spedirono i primi quattro volantini per la "Rosa Bianca". Schmorell si procurò una macchina da scrivere e una duplicatrice e collaborò a scrivere i testi. A lui, tra l'altro, è attribuita la parte del secondo volantino in cui l'Olocausto contro gli ebrei veniva denunciato e condannato come "il più terribile delitto contro la dignità umana".  
 
Alla fine di luglio 1942, Schmorell, Hans Scholl e Willi Graf furono assegnati all'Unione Sovietica per il "tirocinio frontale". Indossando un'uniforme tedesca, Alexander Schmorell tornò nel suo paese natale, dove infuriava la guerra di sterminio nazionalsocialista. Cercò e trovò contatti con i compatrioti e questo rafforzò il suo amore per la sua patria russa.  
 
Così scrisse a Lilo, una sua amica:  
 
«Bella, splendida Russia! La betulla è il tuo albero. Laggiù, lontano lontano, dove il cielo e la terra quasi si toccano, al limitare di una landa sconfinata, lei sta, solitaria, e indica il cielo. Ti accarezza l'eterno vento della steppa, ti scompiglia, ti spezza, betulla solitaria, suo eterno trastullo. E non è forse simile a te l'uomo russo? ... Non a caso in questi uomini di landa sconfinata, di steppa, vive un'anima senza limiti».  
 
«Il mio cuore, la mia anima, i miei pensieri: tutto è rimasto nella mia patria. [...]. Ma devo rimanere ancora in Germania».  
 
Tornato a Monaco, insieme a Scholl e Graf, iniziò a stabilire contatti con altri oppositori del regime.  
 
Nel gennaio e febbraio 1943 Schmorell lavorò alla produzione e distribuzione del quinto e del sesto volantino. Quest'ultimo, scritto dal professore dissidente Kurt Huber, che aveva iniziato a sostenere attivamente il gruppo dalla fine del 1942. Dopo l'arresto di Hans e Sophie Scholl il 18 febbraio 1943, Schmorell cercò di nascondersi nel paese. Ma dovette tornare a Monaco, dove pendeva su di lui un mandato di arresto, e venne ospitato da diverse persone che lo protessero.  
 
Venne pubblicata una foto segnaletica in cui si offriva una ricompensa di 1000 marchi a chi avesse fornito informazioni sul suo conto. Il 24 febbraio venne riconosciuto e arrestato in un rifugio antiaereo.  
 
Ecco alcune parole registrate durante gli interrogatori di Alexander:  
 
«Nella situazione presente non potevo dunque accontentarmi di essere soltanto un tacito oppositore del nazionalsocialismo; mi sentivo invece responsabile della sorte di due popoli, mi sentivo in dovere di dare il mio contributo affinché la situazione cambiasse. [...]  
 
Quello che ho fatto non l'ho fatto da incosciente, ho addirittura messo in conto che, nell'evenienza di un'inchiesta, la mia vita sarebbe stata in pericolo. Di tutto questo non mi importava poiché l'obbligo interiore che sentivo di dovermi opporre allo stato nazionalsocialista era piú forte di qualunque altra cosa».
 
 
Il 19 aprile 1943 Alexander Schmorell, Willi Graf e il professor Kurt Huber furono condannati a morte dal tribunale del popolo.  
 
Per tre mesi Alex attese inutilmente in carcere la risposta alla richiesta di grazia. Dalle lettere scritte dal carcere traspare chiaramente la sua concezione della vita:  
«Cari genitori! Se dovessero rifiutare la richiesta di grazia, ricordatevi che "morte" non significa "fine della vita". Al contrario! E' proprio nascita, passaggio a una vita nuova, a una vita splendida che dura in eterno. La morte allora non é spaventosa: la separazione è dura e difficile, ma essa diventa più sopportabile se si pensa che non ci separiamo per l'eternitá, ma soltanto per un certo periodo, come per un viaggio».  
 
La richiesta di grazia venne respinta. Così scrisse alla sorella:  
 
«Mia cara, cara Natascha!  
Ti stupirai forse se ti scrivo che dentro di me ogni giorno sono sempre più tranquillo, addirittura lieto e sereno e che il mio umore molte volte è migliore di quando ero libero. Come mai? Te lo voglio raccontare subito: tutta questa grave "sventura" era necessaria perché raggiungessi la retta via [...]. Infatti, cosa sapevo fino ad oggi della fede, della vera, profonda fede, della verità, di quell'ultima e unica verità, di Dio? Molto poco!»
 
 
Il 13 luglio 1943 quando venne giustiziato a Monaco mediante ghigliottina, Alexander Schmorell aveva 25 anni.  
 
Il suo avvocato incontrò Alexander proprio quel giorno, prima dell'esecuzione della sentenza di morte, e riportò le sue parole:  
 
«Sará sorpreso di trovarmi così tranquillo in questa ora. Però le posso assicurare che se qualcuno dovesse morire al mio posto, per esempio questa guardia che mi deve sorvegliare, io sceglierei tuttavia la morte. Perché ora sono convinto che la mia vita deve compiersi in quest'ora, per quanto sembri prematuro, perché con il mio agire ho realizzato il compito della mia vita. Se mi lasciassero uscire di prigione adesso, non saprei cos'altro potrei fare a questo mondo».  
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Christoph Probst

Christoph Probst

 
Nacque il 6 novembre 1919 a Murnau/Alta Baviera, condannato a morte e ucciso il 22 febbraio 1943 a Monaco di Baviera.  
 
A quindici anni si unì alla Gioventù hitleriana. All'età di 21 anni sposò Herta Dohrn ed i loro primi figli nacquero nel 1940 (Michael) e nel 1941 (Vincent).  
 
«Quelle piccole anime spensierate sono tutta la mia gioia, una gioia inesauribile».  
 
Amico di Alexander Schmorell, Christoph iniziò a studiare Medicina a Monaco e conobbe gli altri amici del gruppo: Willi Graf, Sophie e Hans Scholl.  
 
Lo unì ai suoi amici anche la riscoperta della fede cristiana. Dialogava spesso con la moglie e con il suocero, entrambi convertiti al cattolicesimo.  
 
«Anche nel caos più tremendo l'importante è che ognuno raggiunga la meta della sua vita, la sua salvezza, che non può consistere in un successo esteriore, bensì solo nel compimento interiore della propria persona. Perché la vita non comincia con la nascita per finire con la morte: anche la vita, in quanto grande compito del "divenire uomo", è una preparazione per un'esistenza in un'altra, nuova forma ».  
 
Il gruppo voleva tenere Christoph fuori dalle azioni pericolose, in quanto padre di famiglia, ma egli partecipò più volte alle discussioni sul lavoro di resistenza. Nel gennaio del 1943 nacque la terza figlia, Katharina. Nei giorni successivi alla sconfitta tedesca a Stalingrado, Christoph Probst scrisse una bozza di volantino in cui trattava gli eventi della guerra: "Hitler e il suo regime devono cadere affinché la Germania viva!" e lo consegnò ad Hans Scholl.  
 
Quando il suo amico Hans venne arrestato, aveva con sé quel manoscritto. Quindi sulla base di quel foglio Christoph Probst il 20 febbraio 1943 venne arrestato a Innsbruck, come oppositore del nazionalsocialismo. Quindi fu condannato a morte e giustiziato insieme con i fratelli Hans e Sophie Scholl.  
Queste le sue ultime parole, scambiate con loro:  
«Tra pochi minuti ci rivediamo nell'eternità».  
 
Chiese al cappellano del carcere di essere battezzato cattolico e ricevette anche la Comunione. Non ebbe il tempo per dire addio a sua moglie e ai suoi figli. Morì a 23 anni.  
 
Suo suocero Harald Dohrn, anche lui critico nei confronti del regime, fu fucilato dai nazisti nel 1945 poco prima della fine della guerra.  
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Kurt Huber

Kurt Huber

 
Nacque il 24 ottobre 1893 a Coira/Svizzera, venne condannato a morte il 19 aprile 1943 e ucciso il 13 luglio 1943 a Stadelheim.  
 
In Università le sue posizioni erano note e alle sue conferenze partecipavano studenti di varie facoltà, e anche gli studenti di medicina Hans Scholl e Alexander Schmorell.  
 
L'atteggiamento di Huber non poteva passare inosservato dai nazionalsocialisti, quindi gli fu negata la cattedra a Monaco, dove insegnava dal 1926.  
 
Come molti intellettuali, inizialmente aveva simpatizzato per il nascente nazionalsocialismo. Gli studenti di ritorno dal fronte gli raccontavano di omicidi di massa in Polonia e in Unione Sovietica. Le sue riserve sulla dittatura di Hitler aumentarono. Nel giugno del 1942 Huber conobbe il cuore de "La Rosa Bianca". Sei mesi dopo si unì consapevolmente al gruppo. Dopo la sconfitta tedesca a Stalingrado, Huber scrisse l'ultimo volantino.  
 
Kurt Huber fu arrestato il 27 febbraio 1943.  
 
«E dovresti comportarti così  
Come se dipendesse tutto da te e dalle tue azioni  
Il destino delle cose tedesche  
E la responsabilità sarebbe tua».
 
 
Con queste parole del filosofo Johann Gottlieb Fichte, il 19 aprile 1943 Kurt Huber terminò davanti al Tribunale del popolo il suo discorso di difesa nel quale mise alla berlina il sistema di governo nazionalsocialista.  
 
Perorò «Un ritorno a principi morali chiari, allo stato di diritto, alla fiducia tra le persone; questo non è illegale, ma viceversa, l'instaurazione della legalità».  
 
Il 19 aprile 1943 fu condannato a morte dal Tribunale del popolo insieme ad Alexander Schmorell e Willi Graf e giustiziato mediante ghigliottina il 13 luglio 1943 a Stadelheim. Lasciò la moglie e due figli. Morì a 49 anni.  
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Willi Graf

Willi Graf

 
Nacque il 2 gennaio 1918 a Kuechenheim/Renania, venne condannato a morte il 19 aprile 1943 e ucciso il 12 ottobre 1943 a Stadelheim.  
 
Nel dicembre 1942, lo studente di medicina Willi Graf decise di resistere attivamente alla dittatura di Hitler. Poco prima era tornato dall'Unione Sovietica, dove, come i suoi amici Hans Scholl e Alexander Schmorell, aveva completato il suo "tirocinio frontale". Graf sapeva che in estate i due avevano distribuito quattro volantini critici nei confronti del regime. Ora voleva sostenerli. Era stato un oppositore del nazionalsocialismo sin dalla sua giovinezza. Le sue convinzioni cristiane non potevano conciliarsi con l'ideologia nazista.  
Willi Graf era cresciuto con due sorelle in una famiglia cattolica a Saarbrücken.  
«Fui introdotto ben presto nella vita e nella tradizione della Chiesa Cattolica [...] che orientava la nostra vita quotidiana».  
 
Dal 1929 fu membro del gruppo di ragazzi cattolici "Neudeutschland". All'età di 16 anni Graf si unì all'associazione dei ragazzi "Ordine Grigio". Partecipò a viaggi e campi, discusse argomenti letterari e teologici. I nazionalsocialisti vietavano la partecipazione a tali gruppi di giovani. Aderire alla Gioventù hitleriana divenne obbligatorio dal 1936, ma Willi Graf si rifiutò.  
 
Dopo il liceo e il servizio di lavoro, Willi Graf iniziò gli studi di medicina a Bonn alla fine del 1937. A causa della sua appartenenza all' "Ordine Grigio" venne imprigionato e condannato nel 1938. Il procedimento viene interrotto nel corso di un'amnistia generale dopo l'"Anschluss" (annessione) dell'Austria. Nel 1940 Graf dovette entrare nell'esercito (Wehrmacht), venne addestrato come paramedico e schierato sui fronti occidentale e orientale. Fu testimone dei crimini del nazionalsocialismo. Nell'aprile del 1942 si trasferì con sua sorella Anneliese a Monaco, dove continuò i suoi studi e conobbe Hans Scholl e Alexander Schmorell.  
 
Willi Graf fu arrestato insieme a sua sorella il 18 febbraio 1943. Il 19 aprile 1943 fu condannato a morte dal Tribunale del popolo insieme ad Alexander Schmorell e al professor Kurt Huber. Nei sei mesi successivi fu ripetutamente interrogato dalla Gestapo allo scopo di fargli rivelare i nomi di altri membri dell'opposizione, ma senza successo.  
Il 12 ottobre 1943 Willi Graf, all'età di 25 anni, venne giustiziato mediante ghigliottina.  
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Traute Lafrenz

Traute Lafrenz

 
Nacque il 4 maggio 1919 ad Amburgo, fu membro del gruppo "La Rosa Bianca", di cui è l'ultima sopravvissuta e vive negli USA, in South Carolina.  
 
Era il giugno del 1941 quando il suo amico di college Alexander Schmorell presentò Traute Lafrenz al loro compagno di studi Hans Scholl, a cui si legò affettivamente.  
 
Fu la sua insegnante Erna Stahl (1900-1980, che divenne anch'essa membro della Rosa Bianca) a sensibilizzare Lafrenz sugli orrori del nazionalsocialismo.  
 
A Monaco, seguendo l'esempio di Erna, partecipò a serate di lettura, a discussioni sulla Rosa Bianca e distribuì volantini. Viaggiò per tenere i contatti fra diversi appartenenti al gruppo, scrisse le richieste di clemenza per gli amici imprigionati, distrusse materiale incriminante.  
Fu l'unica, al di fuori della cerchia familiare, ad osare partecipare al funerale dei fratelli Scholl. Nel marzo 1943 le autorità statali arrestarono anche lei. Nonostante i duri interrogatori non tradì nessun compagno e venne condannata ad una pena mite, un anno di carcere. Ma appena rilasciata, venne nuovamente arrestata. Prima che potesse subire un nuovo processo, venne liberata dagli americani, il 14 aprile 1945.  
Si trasferì negli USA, dove vive.  
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Traute Lafrenz, oggi

 
2022-07-06
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