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Il cardinale von Galen, pastore intrepido [1]
Breve biografia.  
 
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Clemens August Joseph Pius Emanuel Antonius von Galen (1878 – 1946)

 

Il cardinale von Galen, pastore intrepido [1]

 
 
Clemens August Joseph Pius Emanuel Antonius von Galen (Dinklage, 16 marzo 1878 – Münster, 22 marzo 1946) è stato un cardinale e vescovo cattolico tedesco.  
 
Si tratta di una figura luminosa di pastore coraggioso al servizio della Chiesa e della verità, in un periodo drammatico della storia.  
Di origini nobili, undicesimo di tredici figli, ebbe una solida formazione cattolica in famiglia.  
 
Compì i suoi studi in Austria e Svizzera, poi tornò nei suoi luoghi di origine, a Münster, per entrare nel seminario diocesano. Venne dunque ordinato sacerdote nel 1904, a 26 anni e vescovo di Münster nel 1933.  
 
Conobbe e divenne amico di mons. Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, quando questi era nunzio apostolico in Germania (1925).  
 
Alle numerose violazioni del Concordato vigente fra lo Stato nazionalsocialista e la Chiesa Cattolica (Reichskonkordat) si levavano le critiche pubbliche di Eugenio Pacelli, divenuto Segretario di Stato di Pio XI dal 1930, e di von Galen appena nominato vescovo.  
 
Lo stesso mons. Pacelli scrisse direttamente al Cancelliere del Reich Adolf Hitler il 19 e il 28 ottobre 1933. Oggetto delle loro proteste furono, tra le altre cose, la soppressione della stampa e delle associazioni cattoliche, l'arruolamento degli studenti di teologia, la politica sanitaria eugenetica con la soppressione delle persone disabili e dei malati psichici, ecc.  
 
Il filosofo Alfred Rosenberg, autore de "Il mito del XX secolo" (1930), venne nominato da Hitler alla direzione ideologica e spirituale del nazismo, di cui diventò sempre più esplicita la natura neopagana.  
 
Contro questi contenuti, contro la dottrina del sangue e della razza si alzarono nuovamente le proteste di mons. Pacelli e di mons. von Galen (1934) attraverso scritti pubblici, lettere pastorali e sermoni.  
 
Il vescovo von Galen partecipò con altri vescovi e cardinali tedeschi alla preparazione, da parte del Papa Pio XI, dell'enciclica "Mit brennender sorge" (Con viva preoccupazione) pubblicata nel 1937 nonostante il divieto del ministero del Reich per le questioni ecclesiali. .  
 
Nell'enciclica si condannava esplicitamente l'ideologia del nazional socialismo. Vediamone qui alcuni brevi estratti:  
Solamente spiriti superficiali possono cadere nell’errore di parlare di un Dio nazionale, di una religione nazionale, e intraprendere il folle tentativo di imprigionare nei limiti di un solo popolo, nella ristrettezza etnica di una sola razza, Dio, Creatore del mondo, re e legislatore dei popoli, davanti alla cui grandezza le nazioni sono piccole come gocce in un catino d’acqua.  
La rivelazione culminata nell’Evangelo di Gesù Cristo è definitiva e obbligatoria per sempre, non ammette appendici di origine umana e, ancora meno, succedanei o sostituzioni di « rivelazioni » arbitrarie, che alcuni banditori moderni vorrebbero far derivare dal così detto mito del sangue e della razza.  
Se persone, che non sono neanche unite nella fede in Cristo, vi adescano e vi lusingano col fantasma di una « chiesa tedesca nazionale », sappiate ciò non essere altro se non un rinnegamento dell’unica Chiesa di Cristo, un apostasia manifesta dal mandato di Cristo di evangelizzare tutto il mondo, che solo una Chiesa universale può attuare.  
 
Nel 1939 si ebbe l'elezione a Papa di Eugenio Pacelli col nome di Pio XII e lo scoppio della seconda guerra mondiale.  
 
Si intensificarono le misure restrittive riguardo alla libertà della Chiesa che portarono, nel luglio 1941, all'occupazione e alla confisca di conventi e monasteri, e all'espulsione violenta dei religiosi.  
 
Contro questi fatti levò pubblicamente la sua voce il vescovo von Galen, che denunciò altresì il programma segreto Aktion T4 per l'eliminazione di disabili psichici e fisici, malati lungodegenti e terminali, e pazienti non tedeschi. Con lo slogan eugenetico “vita indegna di vita” vennero uccisi, secondo una stima, circa 100.000 malati.  
«Hai tu, o io, il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l'uomo improduttivo possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, che nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute. Guai ai nostri soldati, che tornano in patria gravemente mutilati, invalidi. Nessuno è più sicuro della propria vita». (Omelia presso la chiesa di San Lamberto, 3 agosto 1941)  
 
Di fronte a proteste crescenti, Adolf Hitler fu costretto a dichiarare sospeso il programma di eutanasia nazista, ma di fatto esso proseguì, pur se su scala ridotta e in segreto, fino alla caduta del Terzo Reich. Martin Bormann chiese l'impiccagione di von Galen, ma Joseph Goebbels convinse Hitler ad attendere la vittoria finale prima di eliminare lo scomodo pastore della Chiesa.  
 
Le omelie di von Galen furono diffuse clandestinamente in tutta la Germania da cattolici, da luterani e da ebrei. Tra il 4 e il 5 novembre aerei alleati fecero piovere sulla Vestfalia volantini con il testo dell'omelia del 13 luglio. Il 9 novembre Goebbels pronunciò un minaccioso ammonimento pubblico contro von Galen senza nominarlo direttamente, mentre centinaia furono gli arresti tra chi diffondeva le sue omelie. L'8 giugno del 1943 il New York Times dedicò un articolo a von Galen, definendolo «l'oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano».  
 
Il 13 settembre 1943 von Galen venne nominato da Pio XII prelato domestico di Sua Santità. Scampò il 10 ottobre successivo al bombardamento di Münster, che distrusse l'episcopio e danneggiò gravemente il duomo. In novembre iniziò a prendere contatti con la resistenza interna al nazismo.  
 
Nel 1945, già prima della resa incondizionata della Germania dell'8 maggio, si pose alla difesa del suo popolo, protestando più volte contro le violazioni dei diritti umani commesse dal governo militare alleato di occupazione e rifiutando la teoria alleata di una colpa collettiva del popolo tedesco, accusato di silenziosa accettazione della politica di Hitler. In luglio pubblicò "Esigenze fondamentali per una ricostruzione politica, sociale e spirituale della patria tedesca" e il 6 gennaio 1946 affermò in un'omelia:  
«Sotto il nazismo dissi pubblicamente, e lo dissi anche riguardo a Hitler nel '39, quando nessuna potenza intervenne allora per ostacolare le sue mire espansionistiche: la giustizia è il fondamento dello Stato. Se la giustizia non viene ristabilita, allora il nostro popolo morirà per putrefazione interna. Oggi devo dire: se tra i popoli non viene rispettato il diritto, allora non verrà mai la pace e la giustizia tra i popoli».  
 
Papa Pio XII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro ordinario del 21 febbraio 1946. I giornali si riferirono alla sua persona chiamandolo "Il Leone di Münster". Al ritorno alla sua diocesi il 16 marzo come porporato fu accolto trionfalmente da cinquantamila fedeli e, commosso, si rivolse loro dicendo che i nazisti lo avrebbero ucciso, se essi non l'avessero appoggiato. Fu il suo ultimo discorso pubblico.  
 
Il 19 marzo venne ricoverato per una peritonite. Morì il 22 marzo 1946 all'età di 68 anni. I funerali solenni si svolsero il 28 marzo nella chiesa di Santa Croce e la salma fu tumulata nella cappella di San Ludgero in duomo.  
 
Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò venerabile il 20 dicembre 2003. Il 9 ottobre 2005 fu beatificato da papa Benedetto XVI.  

Fonti

 
Fonte Wikipedia  
 
2022-10-29
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