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Contro la truffa ecologista. Una petizione per il clima
Scienziati che si oppongono alle bugie sul cambiamento climatico di origine antropica  
 
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Ad agosto 2022 un gruppo di scienziati lanciò una sfida ai promotori delle politiche di riduzione delle emissioni di CO2, dimostrandone l'inutilità. Qui sotto riporto il testo della "sfida" che, peraltro - come prevedibile - non fu raccolta.  
Più avanti in questo articolo riporto anche il testo della "Petizione sul riscaldamento globale antropico" promossa il 19 Giugno 2019 e sottoscritta da 1200 studiosi rimasta inascoltata dalla politica e dai mass-media.  
 

Contro la truffa ecologista. Una petizione per il clima

 
 
Noi sottoscritti, promotori della Petizione italiana sul clima, inviata nel 2019 alle massime autorità politiche e i cui contenuti hanno ricevuto, a livello internazionale, l’adesione del premio Nobel per la fisica Ivar Giaever e di 1200 studiosi in diverse discipline scientifiche, incluse le Scienze della Terra, la Fisica e la Chimica, sosteniamo quanto segue. E cioè:  
 
1. Il clima attuale non è differente da periodi caldi già occorsi nel passato sia storico che geologico;  
 
2. Eventi meteorologici estremi sono sempre esistiti. Essi – siccità, inondazioni, frane, smottamenti, etc. – vanno combattuti con la prevenzione e l’adattamento, cioè con la cura e pianificazione del territorio e col governo delle acque;  
 
3. In particolare, non è né necessario né consigliabile, anzi è dannoso, intraprendere, con l’illusoria pretesa di governare il clima, azioni di messa al bando dei combustibili fossili. Questi forniscono le risorse per l’85% del fabbisogno energetico dell’umanità: è stato grazie alla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato che l’umanità gode del benessere materiale oggi raggiunto, e minore disponibilità d’energia significa, di fatto, ridurre quel benessere, cioè impoverirsi.  
 
Non esiste oggi alcuna tecnologia in grado di sopperire, se non in modo marginale e insignificante, all’energia che ci viene offerta dai combustibili fossili. Grandi potenzialità avrebbe la tecnologia elettronucleare, consolidata da oltre mezzo secolo di uso in tutti i Paesi avanzati (in Eu essa è la prima fonte di generazione elettrica, e negli Usa è la seconda dopo il carbone).  
 
Tuttavia, il nostro Paese – unico al mondo – ha commesso l’errore di averlo abbandonato. Un errore al quale, prima o poi, si dovrà porre rimedio. In ogni caso, proprio per quest’errore, è vieppiù impensabile che si intraprendano in Italia politiche di riduzione dell’uso dei combustibili fossili.  
 
Si dovesse insistere altrimenti, pagheremo la scelta a caro prezzo, compreso l’aver stornato risorse che possono essere più utilmente impiegate per la prevenzione di calamità naturali, per esempio forti terremoti che sappiamo con certezza potrebbero colpirci in qualsiasi momento.  
 
Al contrario, come abbiamo chiarito nella nostra Petizione Italiana sul Clima, non è certo e neanche quantificato l’impatto sul clima delle emissioni antropiche di CO2.  
 
In occasione della recente guerra,le errate scelte energetiche dell’Italia – la rinuncia al nucleare e all’estrazione di gas in Adriatico, e l’impegno economico in costose e inefficienti tecnologie presunte alternative – stanno emergendo in tutta la loro drammaticità.  
 
In ogni caso, non trova giustificazione alcuna una politica di riduzione, per così dire, unilaterale, delle emissioni di CO2: anche se la Unione Europea azzerasse oggi le proprie, la cosa non potrebbe avere sul clima alcuna delle conseguenze sperate, visto che la Ue emette meno del 10% delle emissioni globali.  
 
Per quanto sopra, noi sottoscritti, promotori la Petizione italiana sul clima, sfidiamo a pubblico confronto scientifico i professori Carlo Barbante, Carlo Carraro, Antonio Navarra, Antonello Pasini e Riccardo Valentini, promotori di una recente Lettera aperta della quale non condividiamo né la scienza né la proposta politica. L’oggetto del dibattito proposto sarà il contenuto della nostra Petizione, da un lato, e della loro Lettera, dall’altro. Il luogo sia una sede istituzionale, accademica o politica.  
 
Ove i colleghi chiamati a confronto intendano accettare la sfida, son pregati di contattare il professor Alberto Prestininzi, ambasciatore italiano della World Climate Declaration: «There is No Climate Emergency» entro la fine del mese di agosto. Trascorso tale termine, a malincuore considereremo non colta la nostra sfida.  
 
Firmato:  
Uberto Crescenti, professore di Geologia applicata, già magnifico rettore, presidente della Petizione italiana sul clima  
Franco Battaglia, professore di Chimica fisica  
Mario Giaccio, professore di Economia delle fonti d’energia  
Enrico Miccadei, professore di Geologia  
Giuliano Panza, professore di Geofisica, accademico dei Lincei  
Alberto Prestininzi, professore di Geologia, ambasciatore italiano della World Climate Declaration «There is No Climate Emergency». email: alberto.prestininzi@uniroma1.it  
Franco Prodi, professore di Fisica dell’atmosfera  
Nicola Scafetta, professore di Fisica dell’atmosfera  
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PETIZIONE SUL RISCALDAMENTO GLOBALE ANTROPICO

 
I sottoscritti, cittadini e uomini di scienza, rivolgono un caloroso invito ai responsabili politici affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche.  
 
In particolare, è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti. A tale proposito è sufficiente ricordare il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini.  
 
Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica non è un agente inquinante.  
 
Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta. Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili.  
 
Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate.  
 
A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la “salvezza” del pianeta.  
 
L’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models.  
 
Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850.  
 
La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche.  
 
Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta, per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. Numerose evidenze mostrano che i modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni.  
 
Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi caldi durante l’Ottimo dell’Olocene. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare.  
 
Questi effetti non sono riprodotti dai modelli. Va ricordato che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo Solare di Maunder).  
 
Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre. Inoltre, i modelli falliscono nel riprodurre le note oscillazioni climatiche di circa 60 anni. Queste sono state responsabili, ad esempio, di un periodo di riscaldamento (1850-1880) seguito da un periodo di raffreddamento (1880-1910), da un riscaldamento (1910-40), ancora da un raffreddamento (1940-70) e da un nuovo periodo di riscaldamento (1970-2000) simile a quello osservato 60 anni prima. Gli anni successivi (2000-2019) hanno visto non l’aumento previsto dai modelli di circa 0.2°C per decennio, ma una sostanziale stabilità climatica che è stata sporadicamente interrotta dalle rapide oscillazioni naturali dell’Oceano Pacifico equatoriale, conosciute come l’El Nino Southern Oscillations, come quella che ha indotto il riscaldamento momentaneo tra il 2015 e il 2016.  
 
Gli organi d’informazione affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante. Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni. Se ad esempio si considerano i dati ufficiali dal 1880 riguardo i cicloni atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’Oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation.  
 
I picchi osservati per decade sono tra loro compatibili negli anni 1880-90, 1940-50 e 1995-2005. Dal 2005 al 2015 il numero dei cicloni è diminuito seguendo appunto il suddetto ciclo. Quindi, tra il 1880 e il 2015, tra numero di cicloni (che oscilla) e CO2 (che aumenta monotonicamente), non vi è alcuna correlazione.  
 
Il sistema climatico non è ancora sufficientemente compreso. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta.  
 
Si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 atmosferica, dai circa 300 ppm preindustriali a 600 ppm, possa innalzare la temperatura media del pianeta da un minimo di 1°C fino a un massimo di 5°C.  
 
Questa incertezza è enorme. In ogni caso, molti studi recenti basati su dati sperimentali stimano che la sensibilità climatica alla CO2 sia notevolmente più bassa di quella stimata dai modelli IPCC.  
 
Allora, è scientificamente non realistico attribuire all'uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.  
 
Infine, gli organi d’informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell’attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso.  
 
Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata. Inoltre, lo stesso preteso consenso è falso.  
 
Infatti, c’è una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti – climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici – molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale ed anche dal dopoguerra ad oggi.  
 
Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009 conclude che «La natura, non l’attività dell’Uomo governa il clima».  
 
In conclusione, posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima.  
 
Roma, 19 Giugno 2019  

Clicca qui per scaricare il testo della petizione
 
2022-08-15
Fonte : Blog di Aldo Maria Valli
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