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Le auto elettriche sono il futuro dell'automobile?
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Le auto elettriche sono il futuro dell'automobile?

 
Secondo la narrativa prevalente sui mass-media, secondo i capi della politica e l'Unione Europea non ci sono dubbi: dal 2035 non sarà più possibile produrre auto alimentate con idrocarburi.  
 
Siamo orami abituati a percepire una distanza fra la gabbia ideologica imposta e i fatti. Hegel direbbe "tanto peggio per i fatti" ...  
 
Noi però vogliamo mettere in luce alcuni fattori critici del progetto di sostituire totalmente le automobili secondo le normative "green".  
 
Il progetto è stato approvato da un numero limitato di Paesi, appartenenti prevalentemente al cosiddetto "blocco occidentale", che ne porteranno tutto il peso. In tutti gli altri Paesi del mondo non c'è lo stesso grado di affidamento ai nuovi parametri di sostenibilità ambientale.  
 

Le auto elettriche non sono sostenibili

 
Ma si tratta veramente, per quanto riguarda l'auto elettrica, di una scelta "sostenibile"? (Utilizzo con un po' di fastidio questa parola che ci è stata imposta in modo martellante negli ultimi anni).  
 
Qui sotto riporto il breve video dell'intervento di Alessandro Panza tenuto al Parlamento Europeo il 17 febbraio 2023.  
Tra gli elementi portati dall'europarlamentare all'attenzione dell'assemblea:  
 
  • Le auto elettriche, che contengono dai nove agli undici chili di terre rare, che nel loro ciclo produttivo consumano, secondo i ricercatori dell’Università della California, tre-quattro volte l’energia necessaria per un’auto a motore termico
 
  • Per ottenere un solo chilo di gallio servono 50 tonnellate di roccia, e addirittura 200 per un chilo di lutezio, processi che avvengono con il consumo di migliaia di metri cubi di acqua, acidi solforici e nitrici, poi scaricati nel suolo o in mare.
 
  • Apportare il cambiamento dell’attuale modello energetico causerà una crescente estrazione di minerali, con il loro esaurimento previsto già nei prossimi quattro o cinque anni.
 
  • Contrariamente ai ‘buoni’ propositi di rendere l’Europa energeticamente indipendente, la transizione green “accresce il rischio di una forte dipendenza europea” ben peggiore “di quella dal gas russo”, poiché “il 90-95% delle risorse critiche sono concentrate nella sola Cina”.
 
  • Germania, Svezia, Francia e molti altri Paesi europei hanno giacimenti di terre rare, ma non li estraggono perché inquina e, quindi, hanno deciso di delocalizzare l’impatto ambientale e l’inquinamento da estrazioni in Paesi poveri, pronti a sacrificare il loro ambiente per arricchirsi, senza considerare che le conseguenze, comunque, le pagheremo tutti.
 
 
In rete si trovano anche i riferimenti a quanto affermato da Bengt Karlsson su uBO Stories, circa i danni irreparabili che causa la produzione di batterie per auto elettriche sia alla natura che alle persone e soprattutto ai bambini.  
 
“Una batteria per auto elettrica pesa circa 500 kg, il volume è grande come una valigia. Contiene 12 kg di litio, 30 kg di nichel, 20 kg di manganese, 15 kg di cobalto, 100 kg di rame, 200 kg di alluminio (la produzione è estremamente chiusa elettricamente), acciaio e plastica. Ci sono 6.831 cellule di litio all’interno.  
 
Dovrebbe essere preoccupante che tutti questi componenti tossici provengano dall’estrazione. Per fare una batteria per auto bisogna processare 10 tonnellate di sale per produrre litio, 15 tonnellate di minerale per il cobalto, 2 tonnellate di minerale al nichel e 12 tonnellate di minerale rame. In totale, 200 tonnellate di terreno vengono scavate per una singola batteria.  
 
Le malattie e il lavoro minorile sono dietro il 68% del cobalto mondiale, e una parte significativa di una batteria proviene dal Congo. Le loro miniere non hanno alcun controllo dell’inquinamento ed assumono bambini che muoiono avendo a che fare con questo materiale tossico. Tutti questi bambini malati li contiamo come parte delle spese di un’auto elettrica?”
 
 
L'allarme sulle terre rare è lanciato anche da un articolo comparso sul sito francese France TV Info.  
 
In esso si afferma, tra l'altro, prendendo ad esempio la batteria di una vettura Renault Zoé, che per produrla occorrono 7 kg di litio, 11 kg di manganese, 11 kg di cobalto e 34 kg di nichel. Maggiori dettagli, per chi comprende la lingua francese, sono disponibili in questo servizio prodotto da France 2 nel 2020.  
 
Secondo Bertrand-Oivier Ducreux, ingegnere dei trasporti e della mobilità presso Ademe (Accélérateur de la Transition Écologique), "L'impatto ambientale è molto più elevato per l'auto elettrica, principalmente a causa della sua batteria".  
 
Secondo Marco Daturi, ricercatore presso il laboratorio di catalisi e spettrochimica dell'Università di Caen, "Al ritmo attuale di estrazione, tra vent'anni avremo consumato quasi tutto lo stock di rame disponibile sulla Terra".  
 

La posizione delle società produttrici

 
Le società produttrici, per bocca dei loro vertici, hanno già iniziato a levare qualche voce critica. Per prima si è mossa la Volkswagen che ha deciso di ridurre la produzione di auto elettriche avendo riscontrato un calo molto forte della domanda (circa il 30% in meno rispetto alle previsioni).  
 
Per bocca di Luca De Meo, CEO di Renault, è arrivata la richiesta di posticipare al 2040 la data limite per la produzione di auto con motore a scoppio. Nel caso di Renault i dubbi crescono in riferimento ai costi elevati delle vetture elettriche.  
 
Anche la Ford, negli USA, ha deciso di rallentare la produzione delle auto elettriche in quanto il mercato non sembra poter sostenere la conversione imposta.  
 
Il capo di Toyota Motor Akio Toyoda ha osato sfidare iil fanatismo ecologista: ha rivelato questa settimana di essere scettico sul fatto che i veicoli elettrici possano sostituire i tradizionali veicoli con motore a combustione interna (ICE) come “singola opzione”.  
 
Parlando con i giornalisti durante una visita in Thailandia, Toyoda ha avvertito che la maggior parte delle persone nel settore automobilistico è d’accordo con lui.  
 
Anche il CEO di Tesla, Elon Musk, ha avvertito che la transizione dal petrolio e dal gas non è così facile come si pensa.  

Le auto elettriche si incendiano

 
I casi di incendio di navi innescati dalle auto elettriche trasportate preoccupa i proprietari delle navi e le compagnie assicurative.  
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Il 19 febbraio 2022 venne data la notizia dell'incendio a bordo della nave Felicity Ace al largo delle isole Azzorre, con conseguenti danni per decine di milioni di euro alle oltre 4000 auto che trasportava.  
 
Il caso più recente, il 26 luglio 2023, riguarda la nave Fremantle Highway, incendiatasi nel Mare del Nord con conseguente perdita di 2900 auto. I sospetti cadono anche questa volta su un'auto elettrica.  
 
Nel documento della società assicurativa Allianz, "Safety Shipping Review 2023" viene riportato:  
Il fuoco è la seconda principale causa di perdita nell'ultimo anno con 8 navi perse e oltre 200 incidenti segnalati, il numero più alto da un decennio. Il trasporto di veicoli elettrici e merci alimentate a batteria comporta nuovi rischi di incendio. Le navi più grandi e l'errata dichiarazione del carico amplificano le conseguenze.  
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... e si incendiano anche i monopattini elettrici e le biciclette elettriche:  
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Da quanto viene riportato da diverse fonti, spegnere l'incendio di una vettura elettrica è molto complesso: un servizio antincendio statunitense ha impiegato circa 10.000 litri di acqua per spegnere un incendio di una vettura elettrica, mentre in un caso particolare di una Tesla, sono stati necessari 23.000 litri di acqua per domare i 'bollenti spiriti' della sua batteria.  
 
A proposito dell'incendio delle auto elettriche, particolarmente tragico l'episodio che ha causato la morte in tangenziale a Napoli della ricercatrice del CNR Maria Vittoria Prati e del suo collaboratore Fulvio Filace.  
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Conclusioni

 
Due sono gli scenari possibili per il futuro dell'auto elettrica: uno ottimistico e uno pessimistico.  
 
Nel primo scenario, poiché le evidenze di una scelta irragionevole diventeranno non più censurabili, il progetto semplicemente cadrà e si continueranno a produrre e vendere auto con motori a scoppio.  
 
Vediamo ora lo scenario pessimistico. Chi guida questi processi sa benissimo quali siano i problemi innescati dalla scelta "green", ma proprio per questo si andrà fino in fondo. Lo scopo infatti è di ridurre l'uso dell'auto (e dell'aereo, ecc.) consentendolo alle sole persone che se lo potranno permettere, potendo pagare i costi di produzione sempre più alti. Si otterranno così i risultati voluti: de-industrializzazione, impoverimento generale e realizzazione del progetto del "Grande Reset": non possederemo più nulla, neanche l'automobile.  
 
Occorre ricordare, però, che il Signore "sconvolge le vie degli empi" (Sal 146,9) e "annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli" (Sal 33,10).  
Questo è consolante!  
 
2023-08-19
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