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La testimonianza di Chiara e di Marco
La morte e la vita in Cristo  
 
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La testimonianza di Chiara e di Marco

 
 
Oggi 3 agosto mio marito Marco avrebbe compiuto 36 anni. Io e Mark ci siamo conosciuti nei corridoi della scuola primaria dove insegniamo ormai da alcuni anni. È stato un attimo, qualcosa di lui mi ha catturata.  
 
Siamo stati insieme un anno e mezzo da fine 2019 ad agosto 2021, quando in un viaggio a Ischia, lui si è inginocchiato chiedendomi di sposarlo. E tutto sembrava perfetto. Il Signore aveva pensato per me, così fragile e insicura, un ragazzo forte, coraggioso e amante della vita.  
 
Iniziamo a preparare il matrimonio, ma ad aprile accade una cosa brutta: dopo 18 anni di controlli per un tumore al cervello che Mark era riuscito a combattere a soli 16 anni, ecco che dalla risonanza emerge qualcosa. Lo accompagno alla visita neurooncologia di controllo. È il 4 aprile. La dottoressa dice che è da operare. La settimana successiva, Settimana Santa, il 12 aprile Marco viene operato, la massa asportata.  
 
Ovviamente con la tempra da judoka che da sempre lo caratterizza, non si abbatte mai, anzi il giorno dopo l'operazione mi chiama e mi dice "Oh, Chiara, guarda che sto in piedi e cammino!" Sta una settimana in ospedale e poi un mese in convalescenza.  
 
A metà maggio veniamo chiamati dall'ospedale. La biopsia ha fatto emergere che la massa esportata è un tumore maligno di quarto grado (glioblastoma per gli intenditori). Durata di vita: dai sei mesi ai due anni. Rimaniamo scossi. Io chiedo alla dottoressa "quindi possiamo sposarci?" E lei "si". Ma dire quel sì è molto difficile per me, la paura mi assale e non riesco a scegliere. Mark mi dice "lo sai che io ti amo talmente tanto che se non vuoi sposarmi lo capisco, la decisione è tua".  
 
Il giorno stesso mi chiama Don Stefano, che ci aveva fatto il corso prematrimoniale, e mi dice "Chiara, voi potete stare insieme solo se vi sposate. Perché è solo promettendo a Dio il vostro amore, e non a voi stessi, che questo amore può durare." E allora dico di sì.  
 
Assolutamente sì! Marco inizia la radio e la chemio. Il giorno prima del matrimonio gli fanno una flebo di piastrine perchè erano troppo basse e volevano che fosse al top per il matrimonio. Marco sta benissimo, non ha dolore, se non un pochino in testa per la ferita. Sabato 2 luglio ci sposiamo. Il giorno più bello della mia vita.  
 
Lunedì mattina siamo di nuovo all'ospedale per i soliti controlli ematici. Ma è tutto diverso, ora il Signore è davvero con noi. Passiamo un anno bellissimo, intenso, conosciamo la compagnia dei Quadratini capitanata dal mitico Don Eugenio Nembrini e dalla super segretaria Rosa, andiamo a Londra a fare un viaggio a gennaio per trovare il fratello di Marco e la sua famiglia. Poi a fine maggio io non mi sento bene e scopriamo di aspettare un bambino! Negli stessi giorni Mark inizia a notare che qualcosa non va: sente che la parte sinistra del corpo non risponde bene.  
 
È l'ultima settimana di scuola e inizia un pochino a zoppicare. Pian piano, ogni giorno, vediamo insieme che la malattia si sta espandendo sempre di più. Chiamo don Eugenio, sono spaventata e lui mi dice "ma Chiara, guarda come il Signore vede tutto: dove una vita si sta spegnendo, te ne ha già donata un'altra! E questo bimbo che hai nella pancia, prima di tutto, è figlio di Dio, poi è anche figlio tuo e di Marco.  
 
Le settimane diventano sempre più difficili perché Mark perde pian piano l'autonomia verso tutte le cose quotidiane: camminare, mangiare, bagno, e pian piano non riesce più a parlare. Il 2 luglio 2023 chiediamo a Don Stefano di rinnovare le promesse matrimoniali. Mark è già sulla sedia a rotelle. Ricorderà quel giorno dicendo semplicemente "è stato emozionante".  
 
Nei giorni successivi cerco di chiedergli tante cose, in modo che tutto sia pronto.  
 
Scegliamo padrino e madrina di "fagiolino", scegliamo il nome: se è maschio Tommaso, se è femmina Teresa (come Teresina di Lisieux). L'importante è che entrambi i nomi inizino con la T, la croce di Cristo che Marco ha accettato di portare fin dal primo momento, senza esitazione e disperazione. Dicendo sì ad ogni cosa. Ormai restare nella nostra casa diventa impossibile: Marco ha bisogno di un luogo adeguato dove passare gli ultimi giorni; ci viene proposto di ricoverare Marco in un hospice per le cure palliative: accettiamo la proposta.  
 
Poi Marco mi dice "lo sai che se vado in hospice muoio?" E io "si." "Allora se muoio tu ti devi risposare, devi fare le cose per bene." E io "ma risposarmi non sarebbe come tradirti?" E lui "no, perché il matrimonio è eterno. Sappi che io sarò felicissimo quando ti risposerai perché saprò che sarai contenta". Il 15 luglio entriamo in hospice. Prima di entrare gli chiedo "Mark ma come fai a essere così in pace?" E lui "Chiara, il Signore mi ha scelto per avere questa pace. Sono stato scelto da Dio".  
 
Domenica 16 luglio Don Eugenio viene a dire la Messa da noi. Quando Marco lo vede entrare nella stanza, piange di commozione. Si vede proprio che si sente preferito da Dio. Mark non ha mai pianto. Don Eugenio fa tre domande a Marco e lui risponde con il pollice:  
 
1. Sei in pace? Si  
2. Sei pronto? Si  
3. Tua moglie è pronta? Più o meno  
 
Ridiamo e piangiamo insieme per la commozione. Nei giorni seguenti vengono a trovarci moltissime persone che solo guardando Marco si convertiranno senza esitare. Gli ultimi due giorni Mark è in coma. Come può una persona convertirne altre essendo in coma? Come è possibile?  
 
In quei giorni sento una forza dentro di me che non è mia: sono tutte le persone che stanno pregando per noi che davvero mi sostengono. Rimango sempre in hospice, per 7 giorni, poi venerdì, per qualche ora, esco. E lì prendo coscienza del fatto che Marco è quasi morto. Mi viene un attacco di panico così forte che mi sento morire. La mia famiglia mi sta accanto. Quella notte, tra venerdì e sabato, con me c'è mio papà.  
 
All'1:38 sento urlare Mark con tutta la voce che ha. Corro subito e gli prendo la mano. Spalanca gli occhi e guarda su (chissà in quanti sono venuti a prenderlo dal Paradiso) inspira l'aria e poi chiude gli occhi. E io mi immagino la sua anima che sale in cielo. Lo guardo, gli do un bacio e poi penso "ora non sei più qui." E allora prendo il mio cuscino e vado in cappella, mi sdraio davanti al Santissimo e in pace mi addormento. Perché Marco adesso è lì con me.  
 
I giorni successivi sono pieni di avvenimenti meravigliosi. Al rosario ci sono 500 persone e al funerale altrettante. La cosa sconvolgente di quei giorni, tra visite di parenti, amici e “Quadratini”, è la felicità impressa sul mio volto. Una forza che, per chi mi conosce, sa benissimo essere non mia.  
 
Marco è morto da 13 giorni e oggi, che è il suo compleanno, mi viene proprio in mente la frase di Don Stefano che dice che il giorno in cui ricordiamo i santi è quando sono morti, non al loro compleanno. E allora da oggi io certo ricorderò il compleanno dell'amor mio il 3 agosto, ma il giorno più importante sarà il 22 luglio quando Marco è finalmente tornato a casa.  
 
Chiara, 28 anni, Torino  
 
2023-08-30
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