Il secolo buio del Papato
La Chiesa tra il IX e il X secolo
Jean-Paul Laurens (1870)- Concilio cadaverico
Come iniziò il secolo buio del Papato
La Chiesa, maestra di verità, ha sempre dovuto convivere con il fatto che spesso i suoi pastori e i suoi figli abbiano preferito la via dell’eresia. Analogamente, la Chiesa santa non solo vive abitualmente a contatto con il peccato dei suoi figli, purificandoli con i sacramenti e innalzando preghiere incessanti per la loro conversione, ma non di rado si trova ad affrontare periodi storici durante i quali il lezzo di gravi peccati sembra prevalere sul profumo dell’incenso, persino in coloro che sono chiamati al sacerdozio supremo.
Non solo eresie, dunque. Mentre in Oriente l’11 marzo 843, con una solenne processione di chiusura del Sinodo di Costantinopoli, fortemente voluto da Teodora (ca 815-867), madre dell’imperatore Michele III e reggente, venne definitivamente archiviato il capitolo iconoclastia, in Occidente ombre sempre più fitte si abbatterono sul Papato. L’alleanza con l’Impero carolingio, che aveva prodotto generosi frutti, stava però finendo con l’assorbire la Chiesa nelle logiche temporali e con un modo di vivere decisamente mondano.
Le prime avvisaglie di una crisi ormai prossima si ebbero per la successione di papa san Leone IV (790-855). Il nuovo eletto, Benedetto III (810-858), che venne letteralmente condotto a forza in Laterano per accettare la nomina, prima di essere ordinato vescovo (era prete cardinale) dovette attendere la conferma degli imperatori carolingi Lotario I (795-855) e Ludovico II il Giovane (822/825-875).
Ma i due legati pontifici proposero in segreto agli imperatori di non confermare Benedetto III, bensì di prendere le parti di Anastasio Bibliotecario (ca 810-879), decisamente più favorevole a che la dinastia franca giocasse un ruolo più decisivo nella vita della Chiesa. Per un breve periodo si ebbero perciò un Papa legittimo, Benedetto III, e un antipapa, Anastasio.
Dopo appena tre anni di pontificato, a Benedetto successe un grande papa, san Niccolò (o Nicola) I, detto appunto Magno (ca 820-867), che era stato consigliere di Benedetto. Poco più di nove anni di pontificato, durante i quali il Papato acquistò grande vigore.
Papa Niccolò affrontò con grande fermezza lo scisma del patriarca di Costantinopoli, Fozio (ca 810-897), e fu coraggioso e inamovibile nel difendere l’indissolubilità del matrimonio, quando Lotario II respinse la moglie Teutberga per sposare la concubina Waldrada.
Un pontificato all’insegna della fortezza fu anche quello di Giovanni VIII (ca 820-882), che tentò in tutti i modi di resistere alle ingerenze imperiali. Una breve, intensa luce, prima del piombare delle tenebre.
Per un periodo di un secolo e mezzo, infatti, ben 44 papi si succedettero al Soglio pontificio, con pontificati mediamente molto brevi, finanche a durare solo qualche mese o qualche settimana (dall’896 al 904 ci furono addirittura nove papi); solo un papa meritò di essere canonizzato (Adriano III), mentre una dozzina furono uccisi o morirono in situazioni non chiare.
La Sede Apostolica divenne preda di interessi di famiglie aristocratiche, che imponevano per lo più candidati incapaci, immorali, senza alcun vero interesse per il bene della Chiesa.
Era questo l’esito di una troppo stretta commistione tra il Regno e la Chiesa, con sacerdoti che abbandonavano il gregge per partire in guerra con i loro signori, o per servirli a corte; i vescovi venivano scelti più per l’obbedienza al signore che alle leggi della Chiesa; le abbazie finivano nelle mani di dignitari laici; i beni della Chiesa diventavano benefici affidati dai signori ai propri vassalli; la simonia era il pane quotidiano.
Sul piano sociale, continue scorrerie di Normanni, Magiari e Saraceni assestavano colpi ad un Impero ormai morente: spargevano sangue, seminavano paura, provocavano rovina, colpendo spesso e volentieri monasteri, chiese e proprietà ecclesiastiche.
La desolazione era ovunque e i vescovi cercavano di puntellare un edificio che crollava in ogni sua parte. Come nel Sinodo di Trosle (909), dove i vescovi descrivevano la situazione drammatica che caratterizzava buona parte dell’Impero carolingio: «Le città sono spopolate, i monasteri in rovina e in fiamme; la buona terra è diventata un deserto.
Gli uomini vivono come primitivi, senza legge e senza timor di Dio, abbandonandosi interamente alle passioni, così che ognuno compie ciò che sembra giusto ai propri occhi in spregio alle leggi umane e divine e ai comandamenti della Chiesa; i potenti opprimono i deboli; il mondo è pieno di violenza contro i piccoli e gli indifesi; gli uomini rubano i beni che appartengono alla Chiesa e si divorano l’un l’altro come i pesci del mare».
In questo scenario di desolazione, la Sede Apostolica si trovò spesso occupata da papi non solo non all’altezza, ma decisamente indegni, e gli artigli del potere ormai dettavano legge. Il caso di papa Formoso (ca 816-896) è da questo punto di vista eclatante.
Formoso si era trovato in mezzo ad una situazione difficile, che gestì in modo confusionario, riuscendo a inimicarsi il mondo intero: prima sostenne Guido II di Spoleto (855-894) per la corona imperiale e incoronò anche il figlio, Lamberto II (880-898), garantendo così la successione; poi cercò aiuto nel re di Baviera, Arnolfo di Carinzia (ca 850-899), per mettere fine alle continue razzie di Guido nei territori della Chiesa, riconoscendo Arnolfo legittimo imperatore. Ma alla morte di Guido, il giovanissimo Lamberto, forte del sostegno della madre Ageltrude, reclamò la sua incoronazione.
E Formoso la riconobbe, inviando però in segreto un’ambasciata ad Arnolfo, perché intervenisse. Arnolfo scese in Italia, “liberò” Roma, ma mentre era in marcia contro il Ducato di Spoleto fu colpito da una paralisi. Formoso venne probabilmente avvelenato e morì il 4 aprile 896.
La sua morte però non mise fine alla confusione. Bonifacio VI (†896), che era stato scomunicato due volte sotto Giovanni VIII, probabilmente per condotta immorale, venne eletto papa in non si sa quale modo; tant’è che ancora oggi è dibattuto se sia stato realmente un papa della Chiesa cattolica.
Il suo pontificato durò appena quindici giorni. Quindi venne eletto Stefano VI, che era in sostanza una marionetta nelle mani dei Duchi di Spoleto. E infatti si prestò per quello che la storia ha battezzato come il vergognoso “Sinodo del cadavere” (897): una vendetta macabra di Lamberto e di sua madre, che riesumarono il corpo di papa Formoso, lo rivestirono degli abiti pontificali, per processarlo alla presenza di Stefano VI, di cardinali e vescovi.
Al cadavere vennero elencati sette capi d’imputazione; per ovvia mancanza di difesa, l’interessato fu condannato, le tre dita della mano destra con cui impartiva le benedizioni vennero mutilate, e il cadavere ingiuriato, portato in giro per Roma e infine gettato nel Tevere. Un vilipendio ripugnante anche per quei romani che non ebbero particolare ammirazione per papa Formoso. I quali, di fronte a tanta crudeltà ed empietà, insorsero.
Stefano VI venne fatto prigioniero dal popolo indignato, condotto in prigionia a Castel Sant’Angelo e alla fine strangolato.
Ma questo era solo l’inizio della profonda umiliazione del Papato nel secolo buio.
Benedetto IX, l’emblema della mondanizzazione del Papato
Nell’ultimo articolo dedicato alle crisi nella storia della Chiesa, dicevamo che l’incredibile “Sinodo del cadavere” (897) era stato solo l’inizio dell’umiliazione della Chiesa e della Sede di Pietro. La famiglia dei Teofilatto riuscì a controllare il papato per oltre mezzo secolo, promuovendo pontefici palesemente incapaci e indegni. La simonia, il concubinaggio, la sodomia erano divenuti ormai la norma e i pontefici non avevano in alcuna stima il ministero loro affidato, né la cura per il gregge di Cristo.
Emblematico della completa mondanizzazione del papato di questo periodo fu Teofilatto dei Conti di Tuscolo (†1055 ca), che fu papa… per tre volte! Divenne papa, con il nome di Benedetto IX, nel 1032, in età giovanissima (secondo alcuni a dodici anni, secondo altri, invece, intorno ai venti), comprando la carica grazie ad un’ingente somma ricevuta dal padre Alberico III.
Un pontificato che iniziò dunque con il grave peccato di simonia e che proseguì con una vita dissoluta e con una banalizzazione del papato mai vista prima. Per questo venne cacciato da Roma prima nel 1036 e poi nel 1044, quando al suo posto venne eletto Silvestro III (†1062 ca).
Un pontificato quest’ultimo, secondo alcuni nemmeno legittimo, che non durò nemmeno due mesi, interrotto dalla dichiarazione della sua deposizione da parte di Benedetto IX. Il quale però, stufo del ministero e, pare, desideroso di sposarsi con una cugina, all’inizio del 1045 si dimise e chiese perfino che gli venissero restituiti i soldi che aveva “investito” per assicurarsi il papato.
Il miglior offerente fu Giovanni dei Graziani (†1047), che acquistò così il papato con il nome di Gregorio VI; il quale, a dire il vero, appariva desideroso di riformare la Chiesa, ma cadde nella trappola ‒ che ammalia molti ‒ di avvalersi delle armi del nemico per combattere il nemico. Suo cappellano fu il giovane Ildebrando di Soana, futuro Gregorio VII, protagonista indiscusso della grande lotta della Chiesa per liberarsi dalle nefaste influenze del potere secolare.
Poco dopo, però, Benedetto IX si “pentì” e si rifece vivo per avere indietro la carica. La Provvidenza volle che l’imperatore, Enrico III di Sassonia (1016-1056), decidesse di scendere in Italia per porre fine alla compravendita del papato; indisse un Concilio a Sutri (1046), dove convocò i tre papi, ma solo Gregorio VI si presentò, confessando pubblicamente di aver comprato il papato da Benedetto IX e rinunciando pubblicamente al ministero. Quest’ultimo, assente, venne dichiarato scomunicato, e furono respinte le sue pretese di riavere il papato cui aveva rinunciato.
Silvestro III venne dimesso dallo stato clericale e rinchiuso in penitenza in un monastero. Venne quindi eletto nuovo pontefice il vescovo di Bamberga, Suidgero, con il nome di Clemente II (1005-1047). Il quale però non riuscì nemmeno a mettere piede a Roma, perché fu avvelenato dai sostenitori di Benedetto IX (alcuni sostengono direttamente da lui).
Fatto sta che il Teofilatto tornò a Roma per riprendere la carica pontificia, finché venne definitivamente cacciato a forza, per lasciare il posto a papa Damaso II (†1048). San Pier Damiani (1007-1072) riteneva che fosse morto impenitente, fautore di continui tentativi di scismi durante il pontificato restauratore di Leone IX (1002-1054).
Dunque Benedetto IX fu papa dal 1032 al 1044-1045, rioccupò (usurpò?) la sede petrina dal 10 aprile al 1° maggio 1045 e poi ancora dall’8 novembre 1047 al 17 luglio 1048, disonorando con la sua condotta il soglio petrino. Di solito, di fronte a queste situazioni, si è soliti difendere la Sede di Pietro affermando che questi papi indegni non disorientarono però i fedeli con insegnamenti eterodossi. Può darsi; di certo non si distinsero per la conferma della fede.
Basti pensare che l’Enchiridion Symbolorum, che raccoglie le dichiarazioni dottrinali e morali nella storia della Chiesa, non fa altro che riportare laconicamente i semplici nominativi, con le sole coordinate temporali del pontificato, di ben dodici papi, dal 996 (Gregorio V) al 1048 (Damaso II). Lunga laconica lista anche dall’896 (Formoso) al 984 (Giovanni XIV). Un secolo e mezzo di sostanziale mancanza di insegnamenti dottrinali; 150 anni nei quali i successori di Pietro si sono scordati del fondamentale dovere di confermare i loro fratelli nella fede.
Il fenomeno si può spiegare in buona parte per la brevissima durata di alcuni pontificati; ma il pontificato di Benedetto IX durò ben dodici anni consecutivi. Forse la storia è stata madre pietosa e ha lasciato che andassero perdute molte cose, inclusi miserevoli dettagli di cronaca e forse insegnamenti inaccettabili.
Ma rimane vero che questo lungo periodo di papi indegni e incapaci ha permesso che nella Chiesa si radicassero comportamenti gravemente immorali, che mettevano interessi, avidità e lussuria al di sopra del bene della Chiesa e delle anime.
Questi tentacoli sembravano soffocare tutto e lasciare poche speranze ad una rinascita. La Chiesa di Cristo, su cui le forze degli inferi, secondo la promessa di Cristo, non avrebbero mai dovuto prevalere, appariva invece travolta da esse, colpita al cuore proprio nel suo centro di unità.
Le vie degli uomini, però non sono le vie di Dio (cf. Is 55, 8), né il tempo degli uomini è il tempo di Dio. Mentre tutto sembrava marcire sotto il fetido putridume dei vizi e dei peccati, Dio ascoltava le suppliche del suo popolo che gemeva, e stava già preparando la rinascita.
Nessun piano strategico, ma l’azione continua e silenziosa su cuori attenti e docili. Dio, quando permette la tribolazione, ha già pronta la soluzione, ma la tiene nascosta agli occhi di tutti, perché non venga aggredita mentre ancora germoglia. Vedremo come.
Fonti :
Fonte "Come iniziò il secolo buio del Papato"
Fonte "Benedetto IX, l’emblema della mondanizzazione del Papato"
2023-12-17
Autore : Luisella Scrosati
Fonte : La Nuova Bussola Quotidiana