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La beata Edvige Carboni, mistica
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Edvige Carboni

La beata Edvige Carboni, mistica

 
Edvige Carboni nacque il 3 maggio 1880 a Pozzomaggiore (Sassari) in Sardegna, seconda di quattro figli. Fin dall'inizio, la sua vita fu piena di fenomeni straordinari.  
 
Sua madre, Maria Domenica, ricorderà che quando nacque la figlia, apparve nell'aria una palla luminosa, come un ostensorio, che illuminava la stanza. Il giorno successivo, sulla parte superiore del petto della neonata apparve una voglia a forma di croce, che rimase visibile per il resto della sua vita. Inoltre, per alcuni giorni uno sciame di api bianche aleggiò sul letto della neonata, senza farle alcun male.  
 
All'età di cinque anni, Edvige vide il suo angelo custode che la esortò a consacrarsi a Dio. Dunque fece voto di verginità, avendo capito che Gesù voleva questo da lei.  
 
Fin da piccola la madre insegnò alla figlia tutto ciò che le sarebbe potuto tornare utile in seguito, soprattutto il ricamo e, vedendo il suo talento particolare in questo ambito, la inviò per un breve periodo ad Alghero dalle Suore della Carità, che gestivano un rinomato laboratorio artistico di ricamo. Le competenze acquisite furono molto utili a Edvige più avanti nella sua vita, permettendole di sostenere la sua famiglia e di consentire al fratello e alla sorella di proseguire i propri studi.  
 
Fin dall'infanzia la vita di Edvige fu caratterizzata da una profonda fede e pietà. Interruppe gli studi dopo la classe quarta elementare a causa della povertà della sua famiglia e delle condizioni di salute della madre.  
 
Voleva entrare in convento ma, obbediente al suo confessore, rinunciò a questo proposito per prendersi cura della famiglia, un compito che svolgeva con gioia. Le sue responsabilità domestiche aumentarono nel 1910 quando sua madre morì.  
 
Nella prima giovinezza approfondì la sua vita religiosa unendosi a diverse associazioni parrocchiali, insegnando il catechismo ed infine entrando a far parte del Terz'Ordine Francescano.  
 
Il 14 luglio 1911, mentre pregava davanti alla croce donatale dal suo parroco, apparvero sulle sue braccia, sui fianchi e sulle gambe i segni della Passione di Cristo, che cercò di nascondere, ma non sempre vi riusciva.  
 
Ad un certo punto chiese persino a Dio di toglierle questi fenomeni esteriori perché facevano scalpore. Ella ripeteva spesso che non sono le stimmate o altri carismi a donare la santità, ma le virtù, l'amore, la sofferenza e il compimento della volontà di Dio. E questa è la chiave per comprendere il fenomeno di questo personaggio.  
 
L'ambiente intorno a lei reagì in modi diversi di fronte a questi fenomeni soprannaturali: oltre alla comprensione, ci furono anche ridicolizzazioni, false accuse, insulti e gelosie. Tutto questo, per Edvige, era causa di molta sofferenza e umiliazione. Nel 1925 Edvige si sottopose a uno speciale esame canonico, che però non rivelò alcun disturbo o anomalia nel suo comportamento.  
 
Mantenere segreti i fenomeni soprannaturali che le erano accaduti era difficile: Edvige non solo partecipava alla Passione del Signore, portava la croce di Cristo, ma parlava anche con la Madre di Dio, con i santi e le anime del purgatorio, levitava, sperimentava estasi e bilocazione.  
 
Mentre pregava, veniva spesso vista librarsi sopra il suolo o sopra l'inginocchiatoio; una volta qualcuno, non fidandosi della sua estasi, le punse due volte il ginocchio con un grosso spillo, ma lei non sentì dolore.  
 
Oltre alle estasi, dal suo diario - scritto in obbedienza al suo confessore - risultano le apparizioni di Gesù e Maria, le stimmate, la coronazione di spine, le rivelazioni profetiche, le visioni dell’aldilà e in particolare delle anime del Purgatorio, nonché di numerosi santi, su tutti san Giovanni Bosco e santa Teresa del Bambin Gesù, che la consigliavano frequentemente.  
 
Edvige conduceva una vita modesta, prima in Sardegna e poi a Roma, piena di lavori domestici, di ricami, nei quali era maestra, di visite a parenti e bisognosi. Dentro queste occupazioni e attività quotidiane si approfondiva il suo legame con il Signore, al quale offriva le sue gioie e le sue sofferenze, si mortificava, digiunava spesso, mangiando solo poco pane e bevendo acqua.  
 
Edvige pregava senza sosta: mentre lavorava, puliva la casa, cucinava, quando andava a letto e la mattina quando si alzava dal letto. Offriva ogni fatica per la conversione dei peccatori e in suffragio per le anime del purgatorio.  
 
Sebbene conducesse una vita nascosta, la ricchezza delle virtù di Edvige fu sempre notata e sentita anche da coloro che erano lontani dalla Chiesa. Un filosofo incredulo di Pozzomaggiore disse di lei: “Non so se questa Edvige sia una santa! Ma i santi devono essere come lei”.  
 
Nel 1929 lei e l'anziano padre dovettero lasciare la città natale e trasferirsi nel Lazio, dove sua sorella Paolina, che Edvige accudì come una seconda madre, lavorava come insegnante. Dopo aver cambiato più volte appartamento, nel 1938 lei e la sorella si stabilirono finalmente a Roma, dove Edvige rimase fino alla morte.  
 
Anche nel nuovo luogo il suo tempo era intessuto dell'aiuto ai poveri e ai malati, della preghiera e della Santa Messa quotidiana.  
 
Edvige offriva le sue sofferenze anche per la conversione della Russia, dove si spostava spesso per bilocazione. Pregava con insistenza per la cessazione della guerra e si offrì in sacrificio per la caduta del comunismo ateo in Russia.  
 
Vide in sogno Stalin, e pregò per la sua salvezza; visitò i prigionieri dei comunisti in Europa e confortò, ad esempio, il cardinale József Mindszenty.  
 
La futura beata evitava ogni scalpore, andava in chiesa per le strade secondarie per incontrare meno gente possibile. Quando viveva con la sorella a Roma, spesso degli sconosciuti bussavano alla loro porta, spinti da una curiosità morbosa, desiderosi di vederla. Una volta Paolina Carboni li congedò con le parole: "Noi viviamo qui di lavoro e di sacrificio. Non di visioni ed estasi".  
 
Durante la sua vita, incontrò di persona anche diversi santi, tra cui Padre Pio da Pietrelcina, che l'apprezzò molto, e don Luigi Orione.  
 
Con queste parole si riferì a lei il cardinale Giovanni A. Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi:  
 
« la sua vita è stata caratterizzata da una misericordia illimitata, da una grande umiltà e da una preghiera costante.  
(…) Ha dimostrato con la sua vita che la cosa più importante per lei era seguire la volontà di Dio, e non i suoi desideri, fossero anche i più santi. Non diceva molto, viveva semplicemente il Vangelo, la dedizione agli altri e un rapporto intenso con Dio.  
(…) Durante tutta la sua vita, Edvige svolse i servizi più umili, il che rifletteva la sua totale devozione a Dio e alle persone.  
(…) Diceva spesso che la nostra meta dovrebbe essere il paradiso. Questo è un promemoria importante nel mondo di oggi, dove anche nei sermoni evitiamo di parlare del paradiso. Lei insegnava che la nostra vita deve mirare a conquistare il cielo».
 
 
Edvige Carboni morì a Roma il 17 febbraio 1952 in fama di santità. Nel 1968 venne iniziato il processo di beatificazione e il 16 giugno 2019 venne proclamata "beata".  
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Edvige Carboni

Fonti

 
Fonte dorzeczy.pl  
Fonte stacja7.pl  
Fonte La Nuova Bussola Quotidiana  
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Alcune note dal suo diario:  
 
Novembre 1938  
Pregavo il buon Gesù; d'un tratto mi si presentò un angelo e mi ferì il cuore. Detta ferita la sento tuttora; è una ferita che mi fa bruciare d'amore per Gesù.  
 
24 Dicembre 1940  
La notte di Natale mi trovai nella stalla ove nacque Gesù. Dentro una misera grotta c'era il S. Bambino coricato sopra una mangiatoia, S. Giuseppe colla Madonna inginocchiati davanti al Bambino che tremava di freddo. S. Giuseppe, appena mi vide, mi fece cenno di inginocchiarmi anch'io, vicino, e mi disse: «Vedi la nostra povertà? Tutte queste sofferenze sono per la salvezza del genere umano».  
 
4 Maggio 1941  
Il 4 Maggio 1941 ebbi una grande umiliazione da una signora. Mentre pregavo mi si presentò la Vergine Ausiliatrice col bambino in braccio. Io, inginocchiata davanti, pregavo e piangevo. La Mamma Celeste mi sorrise e mi diede per un momento il S. Bambino in braccio. Passai pochi momenti di Paradiso.  
 
Maggio 1941  
Un altro giorno pregavo, quando mi vidi davanti il Sacro Cuore che mi disse: «Figlia, tu piangi per una piccola umiliazione; ed io non fui tradito innocente? Che male avevo fatto? Mi tradì uno che mangiava alla mia tavola».  
 
Maggio 1941  
Gesù mi presentò due fogli e mi disse:  
«Scrivi sopra questo foglio "Ama il tuo prossimo, perdona il tuo prossimo, non parlar mai male del tuo prossimo"».  
Io scrissi le parole da Lui dettate. Poi mi disse: «Ora scrivi sopra il secondo foglio, per tua sorella».  
Io scrissi. In ultimo timbrò tutti e due i fogli con un timbro pieno di sangue.  
 
Maggio 1941  
Una notte, mentre pregavo, mi si presentò un angelo con una corona in mano, di spine; me la mise in testa e sentìi un dolore, perché mi trafisse tutta la testa che, per parecchi giorni, un occhio non lo potevo aprire, perché divenne rosso e, dentro, mi sembrava d'esserci una spina.  
 
Maggio 1941  
La Vergine mi disse: «Figlia, dal più umile al più alto il mondo è corrotto».  
 
Maggio 1941  
Gesù mi fece vedere la gloria di San Francesco d'Assisi; lo vidi risplendente: il più bello del Paradiso.  
 
25 maggio 1941  
Mentre pregavo davanti al S. Sacramento, d'un tratto fui rapita dai sensi: vidi Gesù in croce, grondante sangue da ogni piaga; il sangue scendeva a rivi che bagnava il pavimento. Vidi degli angeli, con calici d'oro in mano, mettere vicino alle piaghe il calice; in un momento il calice era ripieno. Si appartava uno e veniva l'altro con un nuovo calice; parte del sangue andava perduto. Gesù piangeva.  
«Perché piangi?» io dissi.  
«Figlia, piango perché tanto del mio sangue, che io sparsi nella dolorosa passione, vedo che va perduto senza profitto».  
 
27 Maggio 1941  
Gesù mi ha detto alla S. Comunione:  
«Figlia mia, come sono triste vedendo che tanti miei sacerdoti peccano anche sopra l'altare! Il mondo è bagnato di sangue e velato di lacrime, eppure loro non riparano il mio Cuore addolorato che con la più nera ingratitudine! Dì al tuo confessore che colle sue fervorose preghiere ripari le offese che quotidianamente ricevo da tanti miei amici».  
 
Giugno 1941  
Dopo la S. Comunione Gesù mi rimproverò, dicendomi: «Figliuola, tu e tua sorella vi preoccupate troppo per l'avvenire; se io penso per gli uccelli dell'aria, e come non posso pensare per voi che tanto vi amo?».  
 
21 Giugno 2041  
Ieri ebbi un piccolo dispiacere; io piansi un poco: nel momento pregavo. Fui rapita; mi si presentò un angelo con una corona, e me la mise in testa dicendomi: «Questa corona te la regala Gesù, abbila cara».  
 
Nel mentre che mi metteva la corona, mi sentii la testa tutta trafitta, gli occhi non li potevo aprire. Mi durò il dolore per ore ed ore. La mattina del 21 giugno, Gesù, dopo la S. Comunione, mi disse: «Devi aver pazienza, io t'invierò qualche crocetta, accettala per mio amore».  
 
30 Giugno 1941  
Dopo la S. Comunione mi si presentò S. Paolo Apostolo; sorridente, mi disse: «Figlia, tu ti allarmi per piccole cose: Se tu sapessi quanto soffrii nel mio apostolato! Fame, sete, disprezzi, prigionia. Sì, figlia, dì a Gesù che disponga di te come a Lui piace per la salvezza delle anime, e per l'avvento del Regno del Sacro Cuore».  
 
20 Luglio 1941  
Nella Chiesa del Corpus Domini facevo orazione a Gesù Sacramentato. Fui rapita in spirito; mi si presentò la Mamma Addolorata e, piangendo, mi disse: «Figlia, prega; il mondo cade in rovina, il mondo è divenuto un letamaio fetente. Puzza, puzza; dalle mode immodeste, dalla sfacciataggine nel vestire: il mondo è divenuto un immondezzaio puzzolente».  
 
Un giorno, mentre facevo orazione, fui rapita. Mi si presentò Gesù e mi disse: «Figlia, vuoi soffrire?».  
Io risposi: «sì, Signore, per tuo amore voglio soffrire tanto tanto».  
Nel mentre Gesù mi si presentò in forma di Crocefisso; dalle ferite di Gesù uscivano raggi di luce, e detti raggi vennero a ferirmi le mani, i piedi e la testa ed il costato.  
Mi sentii un dolore in tutte le parti ferite, che rimasi ore caduta per terra.  
Mi svegliai e vidi che dalla parti ferite mi usciva un poco di sangue, con dolore immenso in tutte le parti.  
Ero sull'età di 29 anni. Dal giorno mi affezionai a meditare mattina e sera, la Passione di Gesù.  
Mio Gesù, io dal giorno non desiderai più consolazioni, ma solo di soffrire per te: soffrire tanto da dimenticare me stessa e vivere solo per te, o Signore.  
Gesù è tanto buono, specialmente verso i tribolati. La povera mamma tante volte mi mandava a fare la spesa di sera tardi; avevo paura a camminare da sola, specialmente in vie isolate.  
Ero piccola, ma obbedivo la mamma, ed ero pronta ad ogni comando dei miei genitori.  
Paurosa, svelta camminavo; ad un tratto mi vidi vicino il mio angelo custode che, tutto affettuoso, mi diceva: «Non aver paura, sono io vicino, che ti sto facendo buona compagnia».  
 
Discorrevamo, mi esortava ad essere sempre buona verso il prossimo; io entravo nella casa per comprare ricotta e formaggio, e lui rimaneva fuori. Poi di nuovo mi accompagnava fino alla porta della mia casa, e spariva, lasciandomi tutta contenta della buona compagnia.  
 
La nonna l'ho avuta malata circa sei anni. Era vecchia, non sempre si contentava di ciò che io le davo per mangiare. Era tempo di guerra mondiale; mancavano molte cose, specie per una malata. Piaceva a lei tanto il pesce; un giorno non volle mangiare: voleva pesce ad ogni costo. Dove trovarlo? Io piansi; ero giovinetta senza esperienza. Mi misi a frugare fra i tiretti... Meraviglia! Trovai un piatto di pesce caldo!! Come è buono il Signore anche verso i malati!  
 
Luglio 1941  
Ieri mattina, dopo la S. Comunione, mi sentii toccare la spalla, ed una voce triste, all'orecchio mi disse: «Io sono un'anima, morta da poche ore sotto le macerie. Sono poche ore che soffro nel Purgatorio: mi sembra un secolo! Dio è severo, Dio è giusto, Dio punisce. Prega per me, e fa pregare Monsignor Massimi, come pure a Paola ed anche a Vitalia. Pregate, pregate; liberatemi da tante tremende pene!».  
 
2 Agosto 1941  
Il confessore sempre mi dice: «Dì a Gesù che cessi questo flagello, che tante anime muoiono bestemmiando».  
Io glielo dissi a Gesù, e mi rispose: «Dì al tuo confessore, e figlio del mio Cuore, che il castigo della presente guerra, non è un castigo della mia giustizia, ma un castigo della mia bontà e misericordia; e per mezzo di questo flagello, moltissime anime si salvano. E, dal sangue di tante vittime Io, nella Russia, sopra cotesto sangue pianterò la mia Chiesa; e presto andrò per metterci il mio trono. Anche lì voglio vivere e regnare».  
 
Settembre 1941  
Una mattina, dopo la S. Comunione fui rapita. Mi vidi davanti Gesù che mi diceva: «Figliuola, io agli uomini ho dato libera volontà di operare come a loro piace. Il mondo è cattivo cattivo, che sono stato costretto di abbandonarli a loro stessi. Non sono io che ho mandato la guerra, no, no; sono i peccati degli uomini che hanno attirato il presente flagello, sono i capi, gli uomini che fanno da soli. Ed io interverrò quando vedo che gli uomini non possono far più niente. Intervengo Io per salvare la mia Sposa, la Chiesa».  
 
Dicembre 1941  
Dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito. Vidi il S. Cuore; io mi avvicinai e dissi: «Gesù, abbi pietà di noi. Vedi che siamo tribolati; ci manca anche il pane, specie i bambini come faranno? Piangono per la fame: abbi pietà!».  
Gesù mi rispose: «Figlia mia, io sparsi tanto sangue sopra la terra per la vostra salvezza, ma vedo che tanto sangue io sparsi inutilmente, perché ovunque mi rivolga, non vedo che peccati: peccati negli uomini, peccati nelle donne colle mode scandalose, sfacciate: vengono ad insultarmi anche nella mia casa». Povero Gesù! Quante offese ricevi da noi!  
 
Dicembre 1941  
Mentre pregavo, fui rapita in ispirito. Vidi Gesù, mi si avvicinò e mi disse: «Figlia mia, non pregare per i soldati che muoiono in guerra; per quelli ci penso io. Prega specialmente per i sacerdoti, che molti di loro mi offendono e mi feriscono il cuore». Così triste, Gesù se ne parti.  
 
Gennaio 1942  
Mi sembrava di vedere una giovinetta sui dodici anni; si presentò vicino al mio letto. Era di bianco vestita, coi capelli biondi, bella, sembrava un angelo. Mi guardò e mi disse: «io ero umile in tutte le cose, e sempre mi rassegnai alla volontà di Dio; umile, al punto di abbassarmi come i bambini; Gesù, vedendo la mia umiltà e rassegnazione, m'innalzò fino al riposo nel suo Divin Cuore». Dette queste parole, sparì. Conobbi ch'era Teresa del Bambino Gesù...  
 
Gennaio 1942  
Mentre pregavo, fui rapita. Mi vidi davanti Don Bosco, e tutto sorridente, mi disse: «Figliuole mie, il confessore è come il sole; certi giorni riscalda di più, certi giorni riscalda di meno: voglio dire che nel confessore parla Dio secondo come l'illumina lo Spirito Santo. È lo Spirito Santo che parla in lui. Non dovete, figliuole, rattristarvi che il confessore parli poco o molto; dovete essere umili ed obbedienti, senza punto pensare al molto dar consigli. Sarà una semplice esortazione: quella basta a fare la volontà di Dio». Dette codeste ammonizioni, sparì.  
 
5 Gennaio 1943  
Mentre pregavo fui rapita in ispirito. Mi si presentò Gesù, tutto risplendente. Avvicinandomi mi disse: «Figliuola mia, pregate con tua sorella, recitate rosari tanti; nel recitare l'Ave Maria, fatelo con vera fede e devozione. Io, dopo la loro morte farò nelle loro lingue spuntare un bel giglio.  
Il mondo, mi disse, sta cadendo in rovina; vi ho inviato un castigo. In tutto il mondo le mode scandalose e le disonestà si hanno attirato il presente castigo.  
Il mio braccio, se non si pentono, dovrà punire il genere umano con altri nuovi e tremendi castighi.  
Pregate voi, figliuola, e riparate per quelli che non solo non pregano, ma mi mettono in Croce più tremendamente di quello che mi misero il giorno della mia passione e morte».
 
Così dicendomi, Gesù si allontanò, lasciandomi addolorata.  
 
6 gennaio 1943  
Dopo la S. Comunione fui rapita in ispirito: Gesù mi disse: «Figlia, dammi il tuo cuore, dammelo!».  
Ed io: «Gesù, prendilo; è tutto tuo. Te lo consegnai dai primi anni della mia infanzia».  
Mentre pregavo, Gesù mi disse: «La guerra finirà; ed avrete la vittoria se l'Italia si convertirà, se lascia la disonestà, se lasciano le mode immodeste e scandalose, rovina delle loro anime e di tante altre anime innocenti. Il cinema è sempre pieno, rovina grande dei bambini. Le mie Chiese sono deserte. Che volete, Figlie mie? Che io abbia compassione di una nazione cristiana di nome? Pregate e riparate voi per quei ciechi che non vedono e camminano lungo la via del precipizio, che da un momento all'altro son pronti a cadervi dentro ed affogarvi».  
 
Maggio 1943  
San Giuseppe quanto è buono! Chi non ci crede lo provi. Io me lo scelsi per mio babbo; sempre, nei bisogni, ricorro a Lui, e non mi lascia mai senza confortarmi: sia cosa spirituale, come cosa corporale. S. Giuseppe è un gran Santo! Amatelo, fratelli e sorelle mie, amatelo e invocatelo!  
 
Agosto 1943  
Dopo la S. Comunione fui rapita: Chiedevo a Gesù che presto alla nostra Italia desse la pace e la tranquillità. Gesù mi rispose: «Figlia mia, le offese fatte alla Mia Divinità sono immense. Un'offesa, quando si riceve da un figliolo amato e beneficato dal suo padre, è più orrenda che quando si ricevesse da una persona lontana; voi, l'Italia, siete stata sempre da Me prediletta, amata e beneficata, e mi hanno ricompensato con ingratitudine ed oltraggi. Perciò Io sono offeso, e non posso calmare cotesto flagello della guerra senza che, prima, i miei figli non si inchinino davanti a Me, e non chiedano perdono.  
 
Te, Figlia mia, non affliggerti con Paolina, state davanti a me come due bambine, che a tutto pensa il padre, non essendo voi capaci di regolare la vostra vita: penserà a tutto il vostro amato babbo, che sono Io.  
 
Confidate in Me, che io non abbandono mai i Miei figli che mi amano e mi obbediscono. A te e Paola vi ho scelte di camminare non in una via comune, no, ma in una via superiore, straordinaria, cioè nella via della santità. A Paola ne diedi un segno nel cielo, che essa ricordi sempre.  
 
Per i soldi non pensarci; tutto è nelle mie mani. Non è il capo, né il Re, né altri: il Capo che guida il mondo sono Io, che tutto saprò disporre per il bene delle vostre anime. Continuate a pregare».
 
 
Ottobre 1943  
Dopo la S. Comunione Gesù mi disse: «Siate umili; l'umiltà è il fondamento della santità. Ti ripeto che tu e Paola siete le rose del mio giardino».  
Io pregavo per il presente flagello della guerra, affinché mettesse termine a tante pene:  
«Figlia, mi disse, sto purificando le anime perché sono guaste come le favette che comprasti giorni fa, e queste son piene di farfallette, e per pulirle bisogna passarle al fuoco. E così sono le anime d'oggi: piene di sozzure. E per pulirle bisogna passarle nel fuoco della purificazione, coi dolori e pene grandi».  
 
Novembre 1943  
Dopo la S. Comunione mi è sembrato di vedere la Vergine bianco vestita. Io mi avvicinai e le dissi:  
«Mamma Celeste, come sei bella! Dimmi: sei contenta di me e di mia sorella?».  
«Figliuola, mi rispose, io sarei più contenta se voi due foste più rassegnate in tutte le contrarietà che Gesù permette che voi soffriate, più umiltà, più carità, facendo del bene a chi vi offre il male. Ecco ciò che io desidero da voi due!».  
 
Anno 1948  
Mi trovavo davanti al S.mo il Giovedì sera del 2 dicembre 1948. Fui rapita in ispirito. Gesù, in forma gloriosa mi si appressò e mi disse: «Figlia mia, amami e dammi l'amore che il mondo mi nega continuamente; anche Paolina mi ami.  
Amate pure il poveretto, e fate loro del bene, con non negare mai a nessun poveretto l'elemosina; nel povero guardate la mia persona: ciò che fate al povero di bene lo fate a me. Se volete grazie, date ai poveri qualche cosa che vi chiedono, anzi di più. Chi benefica per amor mio il poverello, otterrà, non soltanto grazie grandi, ma otterrà il perdono dei propri peccati.  
Voi, figliuole mie, siete una carta bianca; se non scrivete sopra la carta qualche riga di beneficenza, rimarrà un semplice carta bianca».
 

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2024-04-27
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