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Un grido di dolore dai nostri fratelli armeni dell'Artsakh
Una lettera da leggere, per ricordare e pregare  
 
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Pubblico qui di seguito una lettera tratta dal sito di Marco Tosatti, per ricordare e pregare per i nostri fratelli armeni che vivono una situazione tragica nell'indifferenza quasi generale.  
 
È stata scritta da Teresa, una signora armena che lancia il suo grido di dolore per la croce che porta il suo popolo in questo tempo.  
 
Gli ultimi sviluppi della tragica situazione nell'area vedono il realizzarsi il piano di pulizia etnica perseguito dalle autorità azere: quasi tutti gli abitanti dell'Artsakh stanno lasciando le loro case per cercare salvezza nel territorio dell'Armenia.  
 
Politicamente il Nagorno-Karabakh cessa di essere una entità armena ed è già iniziato il processo di cancellazione di tutta l'eredità culturale armena in quei territori.  
 
Per approfondire, potete accedere agli articoli da me pubblicati in passato sul medesimo tema:  
 
Il genocidio del popolo armeno (1915-1916)  
La fede dei nostri fratelli armeni  
Appello alla preghiera per gli armeni del Nagorno Karabakh/Artsakh  
 
Ed aggiungo un link ad un altro articolo che ci aggiorna sulla situazione in Nagorno Karabakh/Artsakh, dal sito Korazym  
 
OK
Carissimi,  
quando ho finito la prima parte della mia lettera, (che vi manderò dopo) volevo scrivere la seconda parte sulla situazione in Nagorno Karabakh (in Armenia la chiamiamo con il suo nome storico Artsakh).  
 
Stavo proprio entrando in banca, quando ho ricevuto una chiamata dall’Artsakh, da parte di un caro amico, Gagik.  
«È urgente, o ti posso richiamare dopo che esco dalla banca?  
 
«È cominciata la guerra, ci bombardano da tutte le parti: droni, bombe, carri armati… Io e mio padre abbiamo preso un fucile e andiamo con altri uomini a difendere la nostra terra. Non c’è quasi nessuna speranza, per ogni uomo armeno, i turchi hanno un carro armato, sono in migliaia, le bombe cadono dal cielo come la pioggia. Quindi ho chiamato per salutarti, forse non ci parleremo mai più» (gli azeri hanno ammazzato suo fratello, anche la mamma era morta. Erano rimasti solo lui e suo papà).  
 
Ero così scioccata dalla notizia che sono stata in silenzio. Non mi uscivano le parole.  
 
L’ho salutato e un paio di minuti dopo come se avessi realizzato la brutta notizia, l’ho richiamato ma non mi ha più risposto.  
 
Da dicembre i turchi/azeri avevano assediato, bloccato completamente l’Artsakh (Nagorno Karabakh).  
 
E’ da dicembre che cerco il cibo qua e là quasi ogni giorno per la gente assediata.  
 
Gagik era uno dei ragazzi che aiutava lì sul posto. L’ultima volta avevamo trovato un po’ di gasolio per miracolo, 12 euro al litro, e Gagik con un altro ragazzo bravissimo erano andati da un villaggio all’altro a cercare un po’ di cibo per la gente della città. Hanno faticato tutto il giorno, portato grandi pesi, hanno trovato un po’ di grano, un po’ di fagioli, mele e tanta uva. E visto che benzina e gasolio mancano completamente, lungo le strade tante, tante persone gli hanno chiesto di dargli un passaggio, di portare del cibo ai loro parenti in città.  
 
Una signora ha chiesto di portare ai suoi amici un po’ di sale.  
 
Sono tornati molto tardi a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh, Gagik e il suo amico, felicissimi di aver portato per la gente tante cose da mangiare. Hanno dato ai nostri preti e diaconi tutto il cibo che avevano comprato dai contadini, così che loro il giorno dopo potessero distribuirlo alle persone della città.  
 
Alle 11.30 di sera Gagik e il suo amico hanno finito di scaricare le cose in chiesa. Gli ho proposto di stare in città, dormire là da qualche amico. Ma lui assolutamente non ha voluto:  
 
«Gli azeri ci possono attaccare ogni minuto, mio padre sta da solo in casa, nel villaggio. Non lo posso lasciare da solo. Se succede qualcosa, voglio essere vicino a lui».  
 
Così si è messo in cammino … 18 km a piedi, stanchissimo dalla giornata per non lasciare il padre da solo.  
 
Il giorno dopo, la domenica – il 16 settembre, i nostri preti hanno (chiese pienissime) distribuito l’uva dopo le messe in 2 chiese a circa 600 persone. Tutti erano molto felici. Ai bambini mancano tanto i dolci, era una vera festa.  
 
Per me questi piccoli grandi uomini sono dei veri Eroi. L’eroismo forse è quando fai le piccole cose con grande amore. Quando senza risparmiare le forze vai in giro a cercare il cibo, che non è per te, quando fai di notte a piedi quasi 20 km non per te, quando ti alzi di notte e spendi l’ultimo gasolio non per te ….  
 
Nonostante la situazione difficilissima, mi fanno tanta tenerezza, mi fa felice incontrare queste ANIME così belle….  
 
Abbiamo scuole domenicali in 28 villaggi di Artsakh con circa 800 bambini + preti, diaconi, maestre, aiutanti.  
 
E nonostante l’assedio e la vita durissima le scuole non si sono mai fermate. Ci sono stati bambini in interi villaggi che hanno voluto battezzarsi dopo un anno di scuola domenicale. Hanno fatto il battesimo collettivo, con tutti i bambini, poi la festa, dove ha partecipato il villaggio intero.  
 
Quindi sono stata in costante contatto con la gente assediata. Ogni settimana ci vedevamo su Zoom con i preti, i diaconi, le maestre per capire a che punto eravamo, anche con il cibo.  
 
E ogni settimana cercavo qualcosa di buono per i nostri bambini – dei biscotti, del pane un po’ dolce. Diverse volte abbiamo comprato la carne (a prezzi stellari) e patate e li abbiamo offerti ai bambini, che avevano sempre tanta fame.  
 
Una volta mi sono accordata con una fabbrica di gelati: ci hanno fatto un paio di migliaia di gelati, li abbiamo distribuiti ai bambini. Che felicità il gelato durante l’assedio.  
 
All’inizio dell’isolamento, c’erano più prodotti disponibili, ma molto, molto cari. Col passare del tempo il cibo scarseggiava.  
 
Due cose ho notato in questi mesi – che durante l’assedio non ci sono poveri, ricchi, potenti, non potenti, ad un certo punto neanche con soldi e senza soldi… tutti sono uguali.  
 
Prima quelli che avevano Mercedes e Range Rover erano considerati ricchi, durante l’assedio chi aveva un asino o un cavallo era il più ricco. Niente benzina, niente auto. Ma generalmente ho notato che ognuno cercava di condividere con i suoi parenti, con i vicini di casa quello che aveva.  
 
A casa di Gagik c’erano 3 litri di olio di girasole, un litro lo ha dato ai vicini, perché loro hanno tanti figli, un litro lo ha dato a un’altra coppia anziana, perché per loro è difficile andare a cercare il cibo, e un litro lo ha tenuto a casa.  
 
Mi domandavo sempre in questi mesi come faceva la gente a vivere senza i macchinari, senza auto, senza niente. Senza il sapone o senza il sale. Come facevano?  
 
Forse ci siamo allontanati tanto dalla natura e se finissimo in una foresta, moriremmo di fame … o forse per passare da una ‘evoluzione’ all’altra ci vuole un po’ di tempo.  
 
Comunque abbiamo sempre potuto trovare qualcosa di buono da offrire ai bambini dopo la catechesi ed è stato molto, molto apprezzato.  
 
Per il fatto che conosco tanta gente nei villaggi, riuscivo a trovare sempre qualcosa: una maestra di religione mi dava 5 kg di fagioli, un’altra 10 kg di mele, un altro delle zucche, ecc … e così era possibile fare arrivare un po’ di cibo da qua e da là a quelli che non avevano niente.  
 
I preti e i diaconi mi informavano sulle persone intorno a loro che non avevano più da mangiare.  
 
Da piccoli abbiamo imparato che per sopravvivere bisogna condividere.  
OK

Ultimamente però è diventato molto più difficile trovare il cibo. C’erano dei villaggi che per 15 giorni non avevano più il pane, c’era gente che sveniva dalla fame.  
 
I genitori non lasciavano uscire i bambini a giocare per non fargli perdere energia.  
 
I capi del governo dell’Artsakh in questi ultimi giorni erano molto preoccupati, perché le riserve stavano per finire completamente.  
 
Hanno lasciato entrare soltanto un camion di aiuti umanitari, che però (mi ha detto il mio amico del governo) sono andati ai peace-keeper russi.  
 
Una decina di giorni fa ho trovato altri 20 litri di gasolio per 240 euro. Pensavo a come usarli al meglio. Ho parlato con il nostro amico diacono Hovhannes (Giovanni), che insegna in una delle scuole domenicali, proponendogli di formare un gruppo di una ventina di giovani, e con un minibus andare nella foresta a raccogliere noci, nocciole e funghi.  
 
Sono tornati in città e hanno distribuito tantissime noci a tutti i bambini del quartiere.  
 
Hovhannes è un altro di questi piccoli/grandi uomini. Un mese fa un camion si è scontrato con un bus con tanti passeggeri vicino a Gyumri. Quasi tutti i passeggeri sono morti. 4 persone dalla famiglia di Hovhannes, anche la sua mamma e suo papà di 46-50 anni.  
 
Hovhannes non è riuscito ad andare al funerale dei suoi genitori in Armenia, perché si trovava assediato dagli azeri.  
 
Tutti i suoi amici e i preti da tutta l’Armenia sono andati a dire addio ai genitori del diacono Hovhannes. Erano contadini, vivevano in un villaggio, coltivavano la terra.  
 
Ero molto preoccupata per Hovhannes – ha perso 4 persone dalla famiglia e lui era in assedio.  
«I miei genitori erano molto buoni, onesti, semplici lavoratori, sicuramente saranno con il nostro Signore» …. mi ha detto lui …  
 
La sua voce mi ha tranquillizzato, era sicuro che la vita dopo la vita continua….  
 
Hovhannes diventerà un bravissimo prete, un vero Uomo di Dio. (In Armenia i diaconi devono sposarsi e aver un figlio per diventare prete).  
 
Ho promesso a Hovhannes che lo aiuteremo finanziariamente a mantenere e continuare a coltivare le terre e gli animali dei suoi genitori. Non vuole vendere andare in fumo il lavoro di tutta la vita dei suoi genitori.  
 
Nonostante il profondissimo dolore, Hovhannes ha continuato ad aiutare le persone assediate …  
 
«Hovhannes, dobbiamo andare qua, fare questo, aiutare queste famiglie, scaricare roba…»  
 
Mi ha sempre detto di sì, detto e fatto. Piccoli grandi uomini, veri Eroi….  
 
Quando parlavo con gli uomini, erano sempre forti, decisi, sicuri.  
 
Invece le donne mi chiedevano in continuazione: «Cosa succederà di noi?». Sapevano che il Male Peggiore non era ancora arrivato.  
 
Così giorno per giorno, settimana dopo settimana, con migliaia di gesti di Carità sono riusciti a sopravvivere. Tempi incredibili, anche per me, ero entrata così tanto nella loro quotidianità, che ogni tanto mi sembrava di essere lì.  
 
Una signora mi dice:«Teresa, mi manca tantissimo il sale…» Ogni volta che mi sedevo a tavola, pensavo a loro, a quello che gli mancava. Anche a me piace tanto il sale ))) e poi non so come fanno a vivere senza il caffè)). Mi hanno detto che lo facevano con l’orzo.  
 
Abbiamo 800 bambini nelle scuole domenicali in vari villaggi dell’Artsakh. Il giorno in cui si riusciva combinare qualche cosa di buono per questi bambini, era un grande giorno. Invece per i più piccoli, i neonati, i bambini di pochi mesi c’era un vero problema – non avevano latte. Allora ad agosto ho organizzato l’operazione 'Latte'.  
 
Come quella volta che siamo riusciti a far passare 2 camion di regali di Natale per i bambini assediati e una bottiglia di champagne per ogni famiglia per il Capodanno (abbiamo trasferito le nostre cose nei camion russi, li abbiamo coperti e fatti passare di nascosto). Anche questa volta avevo la stessa certezza che l’operazione Latte sarebbe riuscita, avevo dei segni nel cuore.  
 
Ho chiamato vari amici di Yerevan, dicendogli di andare in tutte le farmacie della città e comprare latte in polvere per i bebè tanto quanto si poteva.  
 
Un mio caro amico Artur mi fa:  
«Non ti chiedo più come farai arrivare il latte in Artsakh, ho capito che hai un collegamento diretto con il Signore». In realtà neanche gli altri me lo hanno chiesto.  
 
Il giorno dopo, alle 9, avevamo 4 tonnellate di latte in polvere, 6600 pacchetti. Quando il latte per i bebè è arrivato in Artsakh, tutti erano felicissimi, grande sollievo per tante mamme. E poi questa chiamata di Gagik sull’attacco azero… «La guerra è cominciata».  
 
Non è neanche una guerra, perché in una guerra tutte e due le parti combattono. Qui da una parte ci sono gli azeri, una nazione molto ricca con 10 milioni di persone e dalla nostra parte solo 120 mila armeni, assediati e affamati da dicembre.  
 
Tra questi 120.000, 30.000 sono bambini. Poi donne, anziani… E poi tanti piccoli grandi uomini che con un fucile da caccia vanno contro le bombe, le mitragliatrici, i carri armati… sanno che non hanno nessuna possibilità di sopravvivere, ma non hanno nemmeno per un attimo il dubbio di non farlo….  
OK

Quando comincia la guerra, il primo giorno sono sempre sotto shock, mi viene una profonda tristezza, angoscia…. Tutta la notte pensavo a tutte le facce, a tutti i nomi. Erano così tanti che non sapevo a chi pensare …. Gagik, Hovhannes, Padre Andreas, Anush, Anna … i bambini, l’amico giudice, che tutte le volte che non avevamo padrino per i bambini che volevano battezzarsi, chiedevamo a lui.  
 
«Chissà se sono vivi? Chissà se i bambini sono riusciti a nascondersi …. Dove sarà Hovhannes? Dove sarà Beniamino?»  
 
Non ho dormito neanche un minuto. … E poi avevo questa profonda tristezza per l’ingiustizia di questo mondo. Anche se io so che l’unica Giustizia viene dal Signore, ma nei momenti fragili vorresti la giustizia anche dagli esseri umani.  
 
Le notizie che dava RSI sul Nagorno Karabakh erano talmente menzognere, che facevano venire la nausea. Non difendono la Verità, ma la benzina azera.  
 
Chiamare “separatisti” gli armeni che da 2.500 anni vivono in Artsakh (Nagorno Karabakh) è scandaloso, fa paura pensare a che livello può arrivare il cinismo e la corruzione umana.  
 
Ci sono 300 chiese Armene, del quarto, quinto, tredicesimo secolo. Ci sono migliaia di monumenti storici armeni.  
 
Che la RSI vada a studiare un po’ la storia. Il Nagorno Karabakh da 2.500 anni è stato abitato dagli armeni. È stato Lenin a decidere di mettere la regione del Nagorno Karabakh come una regione autonoma di etnia armena all’interno dell’Azerbaijan sovietico. (1920 -1921 – L’Artsakh viene trasferito alla Repubblica Sovietica di Azerbaigian dalle autorità sovietiche, ma come autonomia armena. A quel tempo, l’Azerbaigian, non è un soggetto di diritto internazionale, ma è solo un’unità amministrativo-territoriale interna dell’URSS, uno stato che non esiste più).  
 
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, il Nagorno Karabakh non ha mai fatto parte dell’Azerbaijan, i cittadini della regione autonoma avevano proclamato la loro indipendenza con un referendum popolare legale. La popolazione era per il 97% – 99 % di etnia armena e il popolo ha deciso di uscire dall’Unione Sovietica come uno stato indipendente, come tanti altri stati che sono usciti dall’Unione Sovietica, come ha fatto anche l’Azerbaijan poco dopo. Già dal 1988 e poi dopo il crollo dell’Unione Sovietica gli azeri (che sono i turchi del Caucaso) hanno cominciato ad ammazzare gli armeni a Sumgait e in Nakhichevan dove hanno anche distrutto tutti i monumenti armeni e un intero cimitero con oltre 10.000 croci armene finemente scolpite (khatchkar). Pochissimi hanno denunciato questi fatti così gravi.  
 
Il Nagorno Karabakh non ha mai fatto parte dell’Azerbaijan indipendente dopo la caduta dell’Unione Sovietica. È molto semplice tutto e tutti sanno tutto.  
 
Basta prendere qualsiasi libro di storia di qualsiasi civiltà antica di questo mondo – i greci, i romani, i bizantini, i persiani, i cinesi …. tutti parlano del Regno dell’Armenia. I libri di Storia di tutti i popoli antichi parlano sempre dell’Armenia.  
 
Ma in nessun libro di storia c’è l’Azerbaijan come stato, perché non c’è mai stato l’Azerbaijan, è stato creato da Lenin quando voleva formare l’alleanza con i turchi, (o meglio, in nessun libro ad eccezione di quelli che scrivono gli storici azeri). La Coca Cola è più vecchia dell’Azerbaijan.  
 
Quindi chiamare “separatisti” gli armeni, che vivono da 2.500 anni in questa terra, e non si sono mai mossi da là (questo con tutte le prove storiche) è veramente stravolgente.  
 
La RSI dovrebbe aprire un po’ gli archivi e vedere come il presidente dell’Azerbaijan ha premiato Ramil Safarov con una medaglia d’oro, un tappeto rosso e un appartamento di tre locali come regalo per uno che ha tagliato la testa a un armeno che dormiva nella sua camera d’albergo.  
 
È avvenuto a Budapest, durante una conferenza sulla pace, dove partecipavano rappresentanti da tutti i paesi del mondo.  
 
Non sono gli armeni che lo dicono, ma anche la 20 Minuten di Zurigo ha scritto di questa notizia scioccante. Non solo è scioccante la notizia che uno taglia la testa con un’ascia ad una persona che dorme, solo perché è armeno, nemmeno lo conosceva, ma è ancora più scioccante che il presidente del suo paese lo premi per questo.  
 
Bisogna chiedere al Redattore della RSI se lui o lei vorrebbero vivere in un paese sotto un presidente che premia gli assassini per le uccisioni delle persone della loro etnia. Gli piacerebbe vivere lì?  
 
Purtroppo la propaganda di stato è andata ben oltre questo, instillando un odio feroce non solo contro i simboli “dell’armenità” ma anche nei confronti degli armeni in quanto esseri umani, e ciò ha avuto esiti in alcuni casi assolutamente scabrosi.  
 
Un esempio che vale quanto mille libri di testo è il caso di Ramil Safarov, ufficiale azero che il 18 di febbraio del 2004, mentre partecipava a Budapest ad un corso organizzato dalla “Partnership for Peace” della NATO uccise a sangue freddo nel sonno il tenente Gurgen Margaryan dell’esercito armeno infliggendogli non meno di 16 colpi utilizzando un’ascia.  
 
Quando, dopo 8 anni, Safarov venne trasferito dalle autorità ungheresi per servire il resto del suo ergastolo nel paese nativo, Ilham Aliyev non trovò niente di meglio da fare che perdonarlo e nominarlo eroe nazionale!  
 
Come fanno i politici europei a dichiarare che l’Azerbaijian, che è tra gli ultimi paesi del mondo per livello di libertà, tratterà gli armeni del Nagorno Karabakh con grande umanità e rispetto per le loro tradizioni e religione?  
 
Un’altra cosa, che non dicono soltanto gli armeni, ma che si può controllare da diverse fonti internazionali è come Aliyev ha dato l’ordine di distruggere con dei bulldozer oltre 10.000 croci di pietra armene del decimo/undicesimo secolo. Dopo che la distruzione era stata fermata nel 1989 per l’intervento della comunità internazionale, di UNESCO e ICOMOS, è ripresa ed è stata portata a termine nel 2005 senza che nessuno più intervenisse.  
 
Poco prima la moglie di Aliyev era diventata Goodwill Ambassador di UNESCO.  
 
Prima ha mandato via gli armeni dal Nakhichevan, poi ha distrutto tutto quello che parla degli armeni, le tracce lasciate nei secoli e secoli di vita… non è rimasta nessuna chiesa, nessun monumento, sono state tolte persino le fondamenta.  
 
La fissazione degli Aliyev padre e figlio di distruggere “tutto ciò che è armeno” è giunta sino al punto di ordinare la quasi completa cancellazione di quello che una volta era il consistentissimo patrimonio culturale armeno presente nel paese.  
OK

Grazie ad interazioni di ogni tipo durate millenni, gli armeni avevano lasciato importantissime tracce nella Storia archeologica e nell’architettura del vicino Caucaso. In particolare nella regione del Nakhichevan, una delle culle del popolo armeno, il ricercatore Argam Ayvazian (armeno nativo del luogo) documentò nel corso degli anni ’80 del XX secolo l’esistenza di un ricchissimo patrimonio culturale di origine armena mediante la pubblicazione di ben 80.000 fotografie e disegni rappresentanti la testimonianza (a detta dell’autore, incompleta) della presenza in Nakhichevan di 218 tra chiese, monasteri e cappelle, 41 castelli, 26 ponti, 86 siti di città e villaggi, 23.000 lapidi scolpite e, soprattutto, 4.500 croci di pietra, i leggendari “khachkar”, che rappresentano forse il marchio più importante della cultura armena in ogni epoca storica. In particolare nelle vicinanze della città di Julfa esisteva un cimitero unico al mondo costituito da una “foresta” di khachkar che si ergevano a migliaia (10.000 secondo il missionario francese Alexandre de Rhodes che nel 1648 visitò l’area) in uno spiazzo situato lungo il corso del fiume Arax. Tutto distrutto per l‘ordine di Aliyev.  
 
Come si può pensare ad una convivenza con gli azeri che ti vogliono uccidere fisicamente e vogliono anche eliminare tutta la tua storia e tutto il tuo patrimonio culturale?  
 
Come si fa a chiamare questo tentativo di un altro genocidio da parte dei turchi "una operazione antiterroristica"? Chi è il terrorista in questa storia? Io mi vergogno molto per la RSI, al posto loro mi vergogno ….  
 
Mi vergogno anche per il Vaticano che ha chiesto "Alle parti di mettere giù le armi".  
 
Ma sul serio? I 10 milioni di azeri con droni, carri armati, aerei, tutti i tipi di armamenti attaccano 120 mila persone e questi 30.000 uomini che difendono il diritto di vivere dei 120.000, devono mettere giù i fucili da caccia che hanno? È così?  
 
Chi deve mettere giù le armi? In un villaggio armeno c’erano 14 uomini contro 3.000 azeri che avanzavano. Chi deve mettere giù le armi? Quelli che vogliono semplicemente vivere sulla loro terra e quelli che non vogliono essere violentati, uccisi, accoltellati. C’è una tradizione turca – tagliano la testa degli armeni e la usano come un pallone.  
 
In generale, durante l’ultima guerra (nel 2020!), per ogni testa tagliata di un armeno, i soldati azeri ricevevano 100 dollari.  
 
Queste persone hanno diritto di vivere nella loro terra o no? Queste persone hanno il diritto di conservare il loro patrimonio storico, le loro chiese, le loro croci di pietra … o no? Appena i turchi entrano in un luogo storicamente armeno, radono al suolo tutte le tracce degli armeni.  
 
Se il Vaticano non difende i Cristiani perseguitati, ma difende i turchi, i.e. soldi, cosa ci si può aspettare dagli altri? Niente.  
 
Perché Aliyev da una parte fa distruggere i gioielli dei primi Cristiani, le 10.000 croci di pietra Armene del decimo secolo non si possono più recuperare, sono state sbriciolate con i martelli pneumatici, dall’altra parte ha finanziato con molti soldi vari lavori al Vaticano. E la coppia Aliyev ha ricevuto un premio importante da parte del Vaticano.  
 
Per me questo si chiama corruzione – quando prendi i soldi e poi non riesci più a dire la Verità…  
 
«Papa Francesco ha sottolineato il lavoro di rinnovamento svolto dalla Fondazione Heydar Aliyev in Vaticano e ha ringraziato il governo dell’Azerbaigian, in particolare il Presidente della Fondazione Mehriban Aliyeva. Ha sottolineato che il Vaticano non dimenticherà mai i lavori di restauro effettuati dalla Fondazione Heydar Aliyev, perché, grazie ai progetti della Fondazione, numerosi monumenti storici, tra cui le catacombe, sono stati restaurati».  
 
«Da parte della Santa Sede, il presule ha invece donato al presidente Aliev una medaglia della Sede Vacante e ha lodato la «first lady» Mehriban Aliyeva, capo della Fondazione «Heydar Aliyev», per il suo contributo al rafforzamento delle relazioni fra Vaticano e Azerbaigian».  
 
Insomma, da una parte il clan di Aliyev distrugge le tracce della Storia archeologica e dell’architettura Armena, dall’altra parte finanziano il restauro dei monumenti storici in Vaticano. Molto interessante questo.  
 
Chissà se qualcuno in Vaticano ha verificato la provenienza di quei soldi? (Nel 2017, da un sondaggio, il presidente Aliyev è stato riconosciuto come "L’uomo più corrotto nel mondo". Il popolo azero muore di fame, mentre i suoi miliardi aumentano sempre)  
 
In Svizzera e anche in tutta l’Europa circa 15 anni fa è arrivata questa mentalità americana dove la cosa più importante è il profitto, l’uomo non conta più, l’importante è fare profitto. Profitto, profitto, profitto …  
 
Quando l’UOMO non conta più, tutto diventa disumano, e questa disumanità può toccare ciascuno.  
 
Uno che mette il profitto sopra l’umano, non può più essere considerato un essere umano, ma è semplicemente un corpo animale, che mangia, dorme, respira…. Ha venduto l’anima per il profitto, è rimasto solo il corpo fisico.  
 
Anche la TV2000, un canale cattolico italiano, ha chiamato gli armeni "separatisti", non armeni Cristiani, ma separatisti. I separatisti che vivono sulla loro terra per 2.500 anni e si sono "separati"’ da uno stato che ha meno anni della Coca-Cola.  
 
TV2000, fatevi un po’ di cultura. Il Nagorno Karabakh (Artsakh) ha un patrimonio Cristiano enorme, è la Culla del Cristianesimo d’Oriente. Invece di ripetere le notizie false della Stampa Internazionale, raccontate ai Cristiani che vi seguono del bellissimo monastero di Amaras, che è considerato uno dei più antichi siti cristiani.  
 
Infatti è stato il grande Santo Armeno San Gregorio l’Illuminatore a fondare all’inizio del quarto secolo una piccola chiesa che sarebbe poi diventata la base per la costruzione del Monastero di Amaras. E nel 406, un un altro grande Santo, Mesrop Mashtotz (361-440), l’inventore dell’alfabeto armeno, fondò ad Amaras la prima scuola che usò il suo alfabeto. Mesrop Mashtotz ha inventato l’alfabeto armeno per poter tradurre la Bibbia. Il 19 settembre 2023 gli azeri hanno preso il monastero Amaras. Lo distruggeranno, toglieranno le croci, lo faranno diventare una moschea….. E faranno cambiare il testo su Wikipedia. Tanto tutto si può fare con i soldi….  
 
Nel 2020 gli azeri hanno preso durante la guerra la Cattedrale del Santo Salvatore in Artsakh, Shushi. Guardate cosa hanno fatto con questa chiesa.  
 
Come hanno fatto gli armeni "separatisti" a costruire durante tutti i secoli così tante chiese, croci, se il territorio era azero/turco? Come?  
OK

Metto qui alcuni nomi delle chiese costruite dagli armeni in Artsakh, ogni chiesa è un gioiello, irripetibile, ogni chiesa ha la sua storia, ogni chiesa è stata costruita da gente devota, come espressione del loro Amore per nostro Signore Gesù Cristo….  
 
⛪ Gandzasar monastery (4th century) and St. Hovhannes Baptist church (1216-1238)  
⛪ Dadivank (4th-13th century)  
⛪ Amaras monastery (4th century)  
⛪ St. George of Tsitsernavanq (4-5th century)  
⛪ Gtchavanq (4-13th century)  
⛪ Monastery of Yeghishe Arakyal (Jrvshtik) (5th century), Mataghis  
⛪ Vankasar White Cross (5th century)  
⛪ Kataro Monastery of Dizapayt and St. Mary (5th century)  
⛪ The bread of bread (7-17 century)  
⛪ Mokhrenis’ covenant (7-17th century)  
⛪ St. Hakobavanq of Kolatak (9th century)  
⛪ Tsori Holy Savior (9th century)  
⛪ St. Stepanos of Smaksogh (9-10th century)  
⛪ White Cross Monastery of Hadrut Vank village (10th century)  
⛪ Architect Yeghisha Kus desert (12th tour)⛪  
⛪ Saint George of Chankatagh (12th century)⛪  
⛪ Khotavank (12-13th century)  
⛪ St. Mary of Karvachar was born in the desert (12-13th century)  
⛪ Saint Savior of Paul (12-13th century)⛪  
⛪ Shoshkavanq St. Astvatsatsatsin  
⛪ Horeka monastery (13th century)  
⛪ Kavakavank (14th century)  
⛪ Gospel of St. Gayane virgin desert (1616)  
⛪ Holy Resurrection of Hadrut (1621)  
⛪ Pirumashen (1641)  
⛪ Holy Virgin of the Gospel (1651)  
⛪ St. Stephen of the Cross (1654)  
⛪ Shoshi New church (1655)  
⛪ St. Pandaleon of Berdadzor (Parin PJ) (1658)  
⛪ Moskhmhat Ghevondyan desert (1658)  
⛪ St. Minas of Haki (1673)  
⛪ St. Grigoris Church of Herher (1676)  
⛪ Tsakuri Tsakhkavanq St. Mary (1682)  
⛪ Monastery of Yeritsman (1691)  
⛪ Masrik church of Kashunik (1694)  
⛪ Desert Holy Savior (Napat) (17th century)  
 
2023-09-28
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